«Un incontro cordiale». E non poteva essere altrimenti. Il primo contatto informale tra la Fondazione Mps e il nuovo azionista del Monte, la famiglia Aleotti (che ha acquistato il 4% per circa 170 milioni di euro) è stato positivo. I titolari dell’azienda farmaceutica Menarini, Lucia e Giovanni Alberto Aleotti (accompagnati dalla madre Massimiliana Landini) non hanno ancora sciolto la riserva sulla presentazione di una lista autonoma per il cda alla prossima assemblea del 27 aprile. Il numero uno dell’ente senese, Gabriello Mancini, per altro verso era soddisfatto: i nuovi soci sono toscani, molto stimati e già hanno collaborato con la Fondazione per Siena Biotech. «Un messaggio rassicurante per il territorio», ha dichiarato, confermando - in previsione della cessione di un ulteriore 7% dopo l’8,2 appena dismesso - che «la strategia non è certo quella di vendite improvvise sul mercato». Insomma, il consolidamento di un parterre non disomogeneo rispetto ai tradizionali valori della «senesità» (come rappresentato dai fiorentini Aleotti) sarà il principio-guida. «Sono partner credibili che non hanno bisogno di comparire e di essere autoreferenziali. Con questo accordo abbiamo confermato come tanti presunti interlocutori privilegiati, non erano tali», ha commentatoil dg della Fondazione, Claudio Pieri, tirando una stoccata ai fondi Equinox e Clessidra. Il fondo Optimum è pertanto avvisato. E con i 560 milioni già raccolti dalle varie dismissioni - anche la trattativa con le banche creditrici partirà in discesa.
Gli Aleotti saranno iscritti a libro soci prima dell’ultimo giorno utile (domani 27 marzo) e per la presentazione dei propri candidati al board c’è tempo fino al 2 aprile. Con il 4% «bilanciano» la quota dei francesi di Axa e sopravanzano gli storici azionisti di Unicoop Firenze. Le aspirazioni a due posti in cda e a una vicepresidenza della Menarini potrebbero essere soddisfatte. D’altronde, la Fondazione i propri sei nomi (incluso il prossimo presidente Alessandro Profumo e l’ad in pectore Fabrizio Viola) li ha già designati e restano altri sei posti. Tre anni fa l’ex vicepresidente Francesco Gaetano Caltagirone (ancora azionista assieme al fratello Edoardo) strinse un patto di sindacato «a tempo» con Unicoop e con lo storico socio e consigliere Lorenzo Gorgoni, ex Banca del Salento. La strategia fu vincente per Caltagirone che portò nel board anche Massimiliano Capece Minutolo. E anche Lucia Aleotti sembra essersi calata nel ruolo di defensor fidei. «Abbiamo la volontà di dare il nostro contributo perché un pezzo di storia finanziaria italiana rimanga tale», ha detto guardando ai futuri assetti del Monte dei Paschi.
Di strategie vincenti avrà bisogno anche Mps che mercoledì riunisce il cda sui conti.
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