Mps finisce in rosso per 350 milioni

Pesano le rettifiche di bilancio e il costo dei Monti bond. Viola: «Ora lavoriamo per l'utile»

Mps finisce in rosso per 350 milioni

Gli extra-costi necessari per «disinnescare» i crediti deteriorati in vista degli esami europei (1,2 miliardi le rettifiche) e l'assegno consegnato al ministero dell'Economia per saldare gli interessi sui Monti bond (9,5%, pari a 196 milioni) hanno lasciato quasi a secco il Monte Paschi. Rocca Salimbeni ha chiuso il primo semestre in perdita per 352 milioni (-178,9 milioni solo negli ultimi tre mesi); peggio dei 279 milioni attesi dagli analisti, ma inferiore al buco di 379 milioni accisato un anno fa.

La perdita è dovuta «a condizioni esterne particolarmente difficili», ha ammesso l'amministratore delegato Fabrizio Viola che insieme al presidente Alessandro Profumo sta gestendo il rilancio della banca senese dopo l'era di Giuseppe Mussari. A differenza del miglioramento riscontrato da Intesa Sanpaolo e Unicredit, Mps continua infatti a pagare cara la crisi: le rettifiche sono aumentate del 17,4%, complici 255 milioni (+53,5%) contabilizzati tra aprile a giugno per «rimediare» ad alcune posizioni ingombranti e al passaggio a sofferenze di altri prestiti appoggiati su case e uffici, ora svalutati.

Mps (-3,6% in Borsa) ha comunque perso colpi anche sul fronte del margine di interesse (-4,7% a 1,8 miliardi), delle commissioni e del costo del credito, soprattutto negli ultimi tre mesi. La ristrutturazione dello stato patrimoniale «è stata completata», ha però notato Viola e grazie all'aumento di capitale da 5 miliardi è «ora molto solida»: il parametro Cet 1 è pari al 13,5%. Rimborsati allo Stato gran parte (3,45 miliardi) dei debiti contratti con i Monti bond, Mps è quindi «impegnata sul breve termine a mettere in atto una serie di misure per aumentare la redditività». La banca ha inoltre rimborsato alla Bce dieci miliardi di prestiti a basso costo («Ltro») e ha sostenuto la nascita della controllata online Widiba che, ricevuto l'ok della Vigilanza, «partirà a settembre». Altra nota di soddisfazione è la raccolta (+1,6%), sorretta sia dalla componente diretta sia dai fondi di investimento.

Viola e Profumo hanno inoltre raggiunto in anticipo l'obiettivo di riduzione dei costi previsto al 2017. Tra i risparmi rientra l'accordo firmato poco prima dell'alba di ieri tra i sindacati e la responsabile delle risorse umane Ilaria Dalla Riva: saranno accompagnati alla pensione altri 1.334 dipendenti tramite il fondo esuberi, il principale ammortizzatore sociale del settore. Tutto lascia pensare inoltre che le domande di uscita supereranno i posti disponibili, livellandosi alla platea potenziale stimata in 1.600-1.700 aventi diritto. Così come è stata anticipata la chiusura di ulteriori 150 filiali alla prima parte del 2015. L'accordo sugli esuberi certifica inoltre la ritrovata unità dei sindacati con la Fisac-Cgil, la sigla più rappresentativa a Siena, ma che si era finora messa per traverso: il prossimo obiettivo a Siena è ricostruire l'intregrativo.

Un segnale «politico» di compattezza importante anche in chiave Abi, ha voluto rimarcare il leader della Fabi, Lando Maria Sileoni. Perché a Palazzo Altieri i sindacati stanno trattando proprio con Profumo (nella veste di neo capo del«Casl») il nuovo contratto dei 300mila bancari italiani.

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