Mps inciampa sulla fuga dei depositi

Alla fine della seduta di ieri in Piazza Affari i piccoli azionisti di Mps hanno visto il loro titolo cedere solo il 2,81% a 0,1798 euro con il 3,2% del capitale passato di mano. Nel primo giorno di Borsa aperta dopo la pubblicazione dei risultati 2012, chiusi con una perdita di 3,2 miliardi e oltre 4 miliardi di svalutazioni (2,6 miliardi di rettifiche su crediti e 1,6 di impairment vari), forse non ci si poteva attendere di meglio.
Ieri mattina, infatti, il Monte ha accusato - dopo una raffica di sospensioni - un calo del 12,8%. Nel primo pomeriggio Consob ha emanato il divieto di vendite allo scoperto su Mps per la seduta di ieri e per quella odierna e alla fine si è registrato un recupero dal minimo intraday superiore all'11 per cento.
Sulla flessione del titolo ha inciso anche la consapevolezza che l'esplosione del caos derivati (con le operazioni «Alexandria», «Santorini» e «Nota Italia») ha comportato una fuga dei correntisti. Come certificato dal Cfo Bernardo Mingrone che nella relazione per l'assemblea ha accennato al «ritiro di depositi per alcuni miliardi, successivamente alle rivelazioni sulle due operazioni con Nomura e DB».
Resta, tuttavia, da capire perché ieri mattina la Borsa abbia manifestato tanto sgradimento per i conti. Bofa-Merrill Lynch ha focalizzato l'analisi su due cifre: i crediti problematici lordi sono stimati in circa 29 miliardi di euro (su 142 miliardi di impieghi), mentre l'indice di patrimonializzazione Core Tier 1 al netto dei 4 miliardi di Monti-bond è del 6,9% cioè al di sotto dei minimi regolamentari di Basilea 3.
Molti report, inoltre, restituiscono l'immagine di una banca i cui problemi strutturali impediranno il raggiungimento della redditività in tempi rapidi, una sfida in più per il presidente Alessandro Profumo. È il caso di Exane che ha tagliato il target price a 0,1 euro ritenendo improbabile la distribuzione di un dividendo fino al 2019 vista la necessità di restituire i Monti-Bond e il probabile ricorso a un aumento di capitale che avrà effetti diluitivi. Il prezzo obiettivo è stato rivisto al ribasso anche da Kepler (da 0,22 a 0,13 euro) e da Deutsche Bank (da 0,18 a 0,15). È proprio così: la controparte di Santorini ha un giudizio sell sul Monte.
Mediobanca, invece, è meno pessimista (confermato il rating neutral e il target a 0,22 euro) per tre validi motivi. In primo luogo, le grandi «pulizie» hanno portato Mps ad avere il terzo miglior tasso di copertura dei crediti non performing (41% dietro Unicredit e Intesa). La stretta sui mutui (-7 miliardi nel 2012) ha ridotto la durata del portafoglio crediti.

In terza battuta, gli asset ponderati per rischio sono ormai alla soglia minima (93 miliardi) e non si può che migliorare. Ora tocca a Profumo e all'ad Viola dimostrare che con il taglio dei costi l'utile non è un miraggio.

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