Mps, ora traballano anche i vertici

Con l'avvicinarsi della nuova ricapitalizzazione salgono le incognite sul futuro del management. Il nodo del socio

Titolo ai minimi storici (sceso venerdì fino a 0,49 euro) e molteplici incognite all'orizzonte per Monte Paschi che si prepara a vivere un nuovo anno di profondi cambiamenti. Il 2014 si chiude così come era iniziato, con Rocca Salimbeni alle prese con bilanci problematici (si parla nuovamente di maxi accantonamenti in arrivo con l'ultima trimestrale dell'esercizio per ben 3 miliardi di euro), vertici in discussione e una ricapitalizzazione fortemente diluita in arrivo che potrebbe portare a nuovi equilibri nell'azionariato nel gruppo o persino a un matrimonio, sempre che la banca senese trovi un principe azzurro disposto ad accompagnarla all'altare.

La speranza è che questa volta le operazioni previste dal capital plan resosi necessario dal fallimento degli stress test di ottobre, e attualmente in attesa del via libera decisivo della Bce, atteso il prossimo gennaio, siano finalmente risolutive.

Determinante sarà l'esito del previsto aumento di capitale da 2,5 miliardi, un importo pari praticamente all'attuale capitalizzazione di Borsa del gruppo, che potrebbe diventare un campo di battaglia per nuovi equilibri finanziari dopo che l'ultima maxi ricapitalizzazione di Mps, della scorsa primavera, aveva portato alla ribalta, tra i nuovi soci, diversi fondi esteri. Ubs e Citigroup sarebbero già state mandate in avanscoperta per testare la disponibilità di eventuali nuovi azionisti di lungo periodo. Qualche risposta in merito, nel migliore dei casi, potrebbe arrivare già a gennaio.

Nel frattempo, sul mercato si susseguono ipotesi di papabili partner italiani (sono circolati i nomi di tutti i grandi gruppi finanziari del Paese, da Intesa Sanpaolo a Ubi, fino Unicredit) ed esteri (Santander, Bnp Paribas, compresi gli istituti cinesi che, negli ultimi tempi, sono sbarcati in forza nel Vecchio continente). Ma finora i rumors sono stati tutti smentiti. Ma mai dire mai. Tanto più che è stato lo stesso presidente di Mps, Alessandro Profumo, a definire più volte un'eventuale aggregazione come una «seria ipotesi» per il futuro del gruppo, oltre a dichiarare, all'indomani dell'esito infelice degli stress test, che «l'indipendenza della banca va riconsiderata». Insomma, a tutti gli effetti sta per chiudersi un'epoca. Tutto sta a capire tempi e modi della metamorfosi. La pietra angolare è l'assemblea degli azionisti in calendario la prossima primavera per l'approvazione del bilancio e il rinnovo del cda. Proprio in questi giorni a Siena, come confermato dall'ad Fabrizio Viola, si sta ragionando se effettuare la ricapitalizzazione in marzo o a maggio, ovvero prima o dopo l'appuntamento che potrebbe portare nuovi vertici al timone del gruppo. Il rinnovo dell'esecutivo rappresenta, infatti, uno dei maggiori punti di domanda. Sono in molti ormai a ritenere possibile il tramonto dell'attuale vertice.

Altri, invece, credono che possa essere proprio un segnale di continuità la scelta di confermare la gestione nelle mani dell'attuale management. Sulla decisione, comunque, avrà inevitabilmente il suo peso il patto di sindacato che, con il 9% del capitale, lega la Fondazione Mps ai due soci sudamericani Btg Pactual e Fintech.

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