Economia

Mps, piano da riscrivere e intanto torna a fare utili

Profitti a 388 milioni. Bene il gestito. Aumento di capitale tra 2,5 e 5 miliardi. Incognite 2022-23

Mps, piano da riscrivere e intanto torna a fare utili

Mps si rifà il look con un utile sui nove mesi di 388 milioni (dal rosso di 1,53 miliardi del 2020), di cui 186 milioni registrati nel terzo trimestre e l'azzeramento del deficit di capitale, in vista dei prossimi appuntamenti strategici dopo lo stop al progetto di aggregazione con Unicredit. All'orizzonte del gruppo si stanzia un maxi-aumento di capitale (il cui importo, non ancora definito, è stimato dal mercato tra i 2,5 e i 5 miliardi) su cui poggerà la revisione del piano industriale 2022-2026 e l'inevitabile privatizzazione (il Tesoro è attualmente al 64% del capitale). Procederemo rapidamente in accordo con il nostro azionista di riferimento ha dichiarato l'ad Guido Bastianini nel corso della conference call seguita alla pubblicazione della trimestrale

Rocca Salimbeni, in una nota, mette le mani avanti: La revisione del piano potrebbe contenere ulteriori elementi di discontinuità rispetto a quanto già ipotizzato in vista delle precedenti discussioni con la Commissione europea e ancora non può escludersi che nell'ambito della valutazione (di Bce e Commissione Ue, ndr) possano insorgere elementi allo stato non prevedibili che potrebbero incidere sul percorso di rafforzamento patrimoniale della capogruppo e sulla struttura e realizzabilità di un aumento di capitale a condizioni di mercato. Insomma, nonostante i risultati ottenuti nel periodo, il sostegno economico del Mef per puntellare l'ennesimo salvataggio e l'impegno del governo a trattare con Francoforte e Bruxelles, non sarà facile per la banca più antica del mondo uscire dal tunnel. Tanto più che la nota accenna alla possibilità che al 1° gennaio 2022 si presenti un temporaneo breach dei requisiti Mrel (requisito patrimoniale minimo) anche se lo sconfinamento sarebbe destinato a rientrare al momento del riferito aumento di capitale.

Più in dettaglio, tra gennaio e settembre, Rocca Salimbeni ha registrato 2,266 miliardi di ricavi (in crescita del 3%) grazie soprattutto alla performance delle commissioni nette (1,113 miliardi +6%) che hanno beneficiato dei maggiori proventi sulla gestione del risparmio, mentre il margine di interesse ha registrato un calo dell'8,2% a 899 milioni a causa del deconsolidamento del portafoglio Hydra, con una redditività (Rote) all'8,9 per cento. Sul fronte della qualità, i crediti deteriorati lordi a fine settembre si attestavano a 4,3 miliardi (dai 4,2 miliardi di giugno), mentre la copertura al 46,5% (46,9% a giugno). A livello patrimoniale, infine, il Cet 1 a fine settembre era al 11,3%, 140 punti base in più rispetto a dicembre.

Bastianini ha poi posto l'accento sulla accelerazione della macchina commerciale del gruppo toscano. Un anno fa avevamo una previsione di shortfall di capitale di 1,5 miliardi, oggi la previsione a dodici mesi è zero ha sostenuto il manager. Nella nota, tuttavia, si legge che, al verificarsi di alcune determinate condizioni, al 1° gennaio 2023 il deficit di capitale potrebbe arrivare a 500 milioni.

Il manager inoltre ha insistito sulla riduzione del rischio legale (-40% l'importo dei danni delle cause pendenti).

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