Mps perde 1 miliardo nel 2019 a causa di 1,2 miliardi di svalutazioni delle Dta (una sorta di imposta differita), nonostante un utile operativo di 323 milioni (+3,3% su base annua), e con uno stock di crediti deteriorati sceso a 12 miliardi di euro (contro i 16,8 miliardi di fine 2018 e i 45,8 miliardi di fine 2016).
Un pagellino che potrebbe avere due effetti non da poco sul futuro dell'istituto senese, in mano al Tesoro per il 68% del capitale. Nonostante vari indicatori positivi e superiori alle previsioni del piano, nel 2019 Mps non ha, infatti, raggiunto gli obiettivi reddituali previsti dal piano di ristrutturazione concordato con l'Ue. Ergo, si fa più difficile la conferma dell'attuale ad, Marco Morelli, in scadenza ad aprile: «Il governo mi può cambiare quando vuole» ha detto ieri presentando i conti.
Inoltre, il biglietto da visita che il Tesoro può presentare al mercato per il previsto alleggerimento dal capitale della banca (recentemente slittato a fine 2021) risulta decisamente poco attraente. Che vada in scena una fusione con un altro istituto bancario o ci sia una cessione di quote, insomma, il Tesoro, con questi numeri, parte da una situazione di debolezza.
Il Monte dei Paschi è riuscito a contenere al 2% il calo dei ricavi, che si sono attestati a 3,22 miliardi mentre ha ridotto i costi del 2,6% a 2,29 miliardi e le rettifiche per deterioramento di attività del 2,2% a 611 milioni. Ma non basta.
Anche se sui crediti deteriorati si è raggiunto l'obiettivo del piano con due anni di anticipo, resta cruciale trovare un'intesa con Bruxelles sulla futura cessione di altri 10 miliardi di crediti deteriorati ad Amco (ex Sga, società controllata al 100% dal Tesoro).
Inoltre, avendo mancato gli obiettivi reddituali concordati con la Commissione la banca deve procedere, come previsto dagli accordi sottoscritti nell'ambito della ricapitalizzazione precauzionale, a ulteriori 100 milioni di tagli di costi operativi entro il 2021. Una ulteriore limatura che arriva dopo un quadriennio lacrime e sangue che ha già visto Siena tagliare un terzo circa delle sue filiali, passate dalle 2.032 del 2016 a 1.422. Un quadro che ha appesantito il titolo a Piazza Affari (-1,6% a 1,79 euro), complice anche il fatto che gli analisti si aspettavano dal cda una soluzione della vicenda che riguarda il patrimonio immobiliare di Rocca Salimbeni.
«Nei prossimi giorni, vi aggiornerò sulle restanti cessioni», ha detto Morelli, ricordando che la procedura per la vendita del rimanente portafoglio si sta chiudendo. «Abbiamo ricevuto due offerte vincolanti - ha svelato l'ad - e abbiamo ottenuto una valutazione a un prezzo superiore al valore contabile».
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