Sotto gli occhi della famiglia Ligresti, il gruppo Premafin-Fonsai ha affiancato alla scarsa trasparenza di alcune operazioni infragruppo, i generosi compensi elargiti a manager e consulenti. Nel solo 2011, terminato con un buco da un miliardo a causa del peso delle svalutazioni, Fonsai ha infatti speso quasi 31 milioni per il «salario» di consiglieri (25,7 milioni) e grandi dirigenti.
I tre figli di Salvatore Ligresti, hanno ricevuto complessivamente 5,5 milioni: 2,51 alla presidente Jonella, 2,14 al vicepresidente Paolo e 837mila all’ex vicepresidente Giulia, cui andrà anche un compenso come presidente Premafin. A questo si sommano gli 11,4 milioni (di cui 10,5 milioni a titolo di buonuscita) incassati dall’ex ad Fausto Marchionni. Una volta dimessosi, Marchionni ha ricevuto per un mese da direttore generale (gennaio 2011) altri 626mila euro, mentre lo stipendio dell’attuale capo azienda Emanuele Erbetta è pari a 1,5 milioni, cui lo scorso anno si sono aggiunti 700mila euro di Trf per l’addio alla Milano.
Compensi tondi per il vicepresidente Antonio Talarico (2,2 milioni), il vicepresidente Massimo Pini e i consiglieri Carlo D’Urso (1,85 milioni di consulenze legali) e Vincenzo la Russa (561mila euro grazie a consulenze per 466mila euro). Stando sempre alla relazione dei sindaci l’Isvap era inoltre conoscenza, grazie a un’ispezione chiusa a maggio 2011, delle maxiconsulenze e delle operazioni immobiliari condotte dai Ligresti.
Mentre la procura continua a scandagliare i conti del gruppo, cui è tornato a rivolgersi con una seconda lettera il fondo Amber chiedendo chiarezza, Erbetta è impegnato sul campo a garantire la tenuta degli agenti: ieri l’ultimo incontro a Roma con i circa 200 responsabili della rete a cui Erbetta avrebbe rimarcato i buoni risultati tecnici raggiunti dalla compagnia nel primo trimestre dell’anno e l’impegno a proseguire il cammino verso la prevista integrazione-salvataggio con Unipol. A breve, forse prima di Pasqua, dovrebbe tornare a fare sentire la propria voce anche l’Isvap, ponendo le basi per il verdetto finale da cui dipenderà la decisione della Consob sull’obbligo di Opa. Premafin e Unicredit hanno intanto presentato la lista dei candidati per il rinnovo del cda.
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