"Nell'anno più difficile un nuovo vino italiano con numeri mai visti"

Nonostante il virus (e qualche scettico) è nato il Prosecco Rosé: 12 milioni di bottiglie vendute

"Nell'anno più difficile un nuovo vino italiano con numeri mai visti"

Un anno particolare questo, travolti dal virus che sta flagellando l'Europa. Ma a Villa Sandi, a Crocetta del Montello, provincia di Treviso, si respira aria buona.

Qui, in questa immensa villa immersa nel verde, marchio top delle colline del Prosecco, datata 1622, attorniata da ettari di vigneti, quest'anno si è prodotto il Prosecco Rosè, variante colorata del Prosecco doc. Un vino nuovo, in piena pandemia. E Giancarlo Moretti Polegato, il presidente, racconta al Giornale la novità di Villa Sandi. Un'azienda presente in 105 paesi, 95 milioni di fatturato 2019, in linea con il 2020, 160 ettari di vigne di proprietà. E già un milione di bottiglie di Rosé vendute: «Ancora prima di produrlo, avevamo già gli ordini». Un vino, il prosecco, che traina l'intero mercato veneto, con i suoi 13,1 milioni di quintali di uva raccolti nel 2019, di cui 10,5 a bacca bianca, guidati dalla Glera, il vitigno del Prosecco. Con un export totale da capogiro, per oltre 2,35 miliardi.

Come è nata l'idea del Prosecco Rosé?

«Da qualche anno con altri produttori sentivamo l'esigenza di avere il Rosé e abbiamo avviato l'iter di modifica del disciplinare, approvato il 12 agosto».

Quale modifica?

«Il Rosè ha una lavorazione più lunga e di affinamento. La base per produrre il Prosecco è la Glera, per fare il Rosé si aggiunge un 10-15 % di Pinot Nero che dà il colore e il gusto».

C'è stata qualche polemica, i puristi contrari all'utilizzo di un vitigno internazionale.

«Non ci sono state polemiche, ma è vero che alcuni produttori erano scettici. Però l'incredibile accoglienza che il mercato ha riservato al Rosè, migliore di qualsiasi aspettativa, ha messo tutti d'accordo. Ancora prima di produrlo era già stato prenotato dai nostri importatori nel mondo».

Nonostante la pandemia?

«Sì, nei Paesi come Stati Uniti, Gran Bretagna, Germania, il Rosé è protagonista e credo che aggiungerà una quota di mercato del 10 - 15 % alle 550 milioni di bottiglie di prosecco che si producono ogni anno».

Ma come mai il rosé?

«Da noi ha un consumo limitato, era considerato il vino delle sole donne. Un uomo non beve Rosé. Con l'avvento di questo però ci sarà un incremento anche del Prosecco doc. Il Rosé avrà la forza di spingere i vini rosati made in Italy e lo scopo è valorizzare tutto il mondo del prosecco».

Quanto incide l'export?

«Per tutte le aziende che producono prosecco l'80 - 90 % è estero».

Quando costerà una bottiglia?

«Un 10-15 % in più del prosecco tradizionale, che deve costare almeno sei euro a bottiglia. La forbice del prezzo è molto ampia, ma almeno sei euro».

Come riconoscere il vero prosecco, anche all'estero, dalle imitazioni?

«C'è il contrassegno di stato di genuinità al 100%. Il Consorzio conta 350 imbottigliatori tra piccoli medi grandi. Noi paghiamo un tot a bottiglia e questi soldi il Consorzio li investe nella tutela del marchio e del prodotto nel mondo».

Quante bottiglie sono state prodotte di rosé e quante prevedete di produrne?

«Villa Sandi un milione. È stato un debutto oltre le aspettative.

Per tutti i produttori nel 2020 parliamo di 12 milioni di bottiglie. Tenga conto che per il solo prosecco siamo sopra i 550 milioni di bottiglie all'anno. Ma nel 2021-22 arriveremo a 50-60 milioni di Rosé, di cui il 90% sarà export».

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