La discesa violenta del titolo Mps - solo nell'ultimo mese ha perso più del 20% scivolando a 2,6 euro - non preoccupa solo l'azionista di controllo, ovvero il Tesoro, che ha pagato 6,49 euro per azione. Ma anche i risparmiatori che avevano sottoscritto obbligazioni subordinate di Rocca Salimbeni.
Il Monte «di Stato» è tornato in Piazza Affari il 25 ottobre 2017 a 4,5 euro ad azione. La ricapitalizzazione precauzionale aveva comportato il cosiddetto «burden sharing» ovvero la conversione forzosa delle obbligazioni subordinate in capitale sociale al valore unitario di 8,65 euro. Se chi si è visto assegnare le azioni in cambio dei bond subordinati avesse venduto subito i titoli al momento del ritorno in Borsa, avrebbe dunque incamerato una perdita di circa il 50%.
A farci un esempio pratico è Giuseppe D'Orta dell'Aduc: «Ipotizziamo 50mila euro di nominale di una subordinata possedute da un obbligazionista. Ha ricevuto in concambio azioni valutate a 8,65 ciascuna. Si è quindi trovato in mano 5.780 azioni. Vendendole nei primi giorni a 4,3 euro avrebbe incassato 24.854 euro. Oggi a 2,6 incasserebbe invece 15.317 euro. La perdita ulteriore derivante dalla mancata vendita delle azioni è di 9.537 euro, pari al 38,37% rispetto al prezzo cui avrebbe venduto all'inizio». Quanto alla perdita complessiva, prosegue D'Orta, «ipotizzando di aver comprato il bond alla pari e pertanto a 100, la perdita al momento del ritorno in Borsa sarebbe stata di 25.146 euro, pari al 50,29%, quella al prezzo attuale di 34.683 euro, pari al 69,36 per cento». Insomma, per i risparmiatori dopo il danno è arrivata anche la beffa. E un conto ancora più salato da pagare.
L'associazione dei consumatori aveva al tempo suggerito ai piccoli investitori retail che si erano visti assegnare le azioni in cambio dei bond subordinati di vendere subito. Chi non lo ha fatto potrebbe giocarsi la carta dell'Arbitro per le Controversie Finanziarie in funzione presso la Consob dal 9 gennaio che decide in sei mesi rispetto al minimo di due anni di una causa.
Sarà, però, difficile per chi non ha venduto a ottobre o non ha subito fatto causa contro il prezzo della conversione dei bond, rifarsi sulla banca per l'ulteriore minusvalenza conseguita sul mercato. La scelta di mantenere, come di vendere, i titoli è stata del risparmiatore. E non del Monte.
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