Cinzia MeoniProprio nel giorno in cui la stampa estera alza la voce, criticando una gestione eccessivamente padronale della sua società, Leonardo Del Vecchio cala il primo asso nella manica del nuovo corso in Luxottica, quello che vede l'imprenditore ottantenne tornare ai vertici esecutivi dell'azienda di cui ha in mano il 66,4% del capitale. Del Vecchio ha annunciato un accordo con Galeries Lafayette per l'apertura, entro fine anno, di 57 negozi Sunglass Hut nei punti vendita del simbolo del lusso francese. «Consideriamo la Francia uno dei mercati più influenti per i marchi premium e lusso» ha detto sottolineando la possibilità «di sviluppare ulteriormente il business» nel Paese. La mossa, tuttavia, non è bastata ad arginare le vendite: il titolo ha perso il 3,8% chiudendo la seduta a 49,4 euro, in una giornata comunque in cui l'indice di riferimento, il Ftse Mib è crollato del 5,6 per cento.Del Vecchio è ritornato al timone della sua azienda, con deleghe esecutive per l'area mercati, una decina di giorni fa, in seguito alla «cessazione del rapporti in essere» (stando alla definizione utilizzata dalla società) con Adil Mehboob-Khan, l'ultimo dei tre amministratori delegati che nel giro di un anno e mezzo si sono succeduti ai vertici del colosso dell'occhialeria fondato ad Agordo 55 anni fa. A dare il via al valzer degli addii era stato, nell'agosto del 2014, Andrea Guerra, subito dopo era toccato a Enrico Cavatorta, rimasto al vertice solo una quarantina di giorni prima di cedere la scomoda poltrona a Mehboob-Khan. Il solo top manager di questo convulso periodo rimasto in carica è Massimo Vian che, dai tempi della diarchia condivisa con Cavatorta, ha mantenuto il ruolo di ad con deleghe sui prodotti. Il Financial Times parla addirittura di record, evidenziando come una simile girandola di nomi abbia come unico comun denominatore il fatto che il fondatore del gruppo, Del Vecchio, non consenta ai manager di gestire, da soli, il lavoro che gli stessi esecutivi sono stati chiamati a svolgere. Un ritorno al passato, quindi, che non piace al quotidiano inglese. Tanto più che era stato lo stesso Del Vecchio, dodici anni fa, ad imprimere una significativa svolta alla tradizionale governance all'italiana, separando la gestione dell'azienda dalla proprietà.
La retromarcia che nelle intenzioni di Luxottica dovrebbe porsi come «una semplificazione del modello organizzativo del gruppo», per l'FT altro non è che un chiaro passo indietro che dimostrerebbe, una volta di più, le lacune italiane sul fronte del governo societario.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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