Ora Deutsche Bank fa il ribaltone: via l'ad

John Cryan è in uscita, fra i papabili per la successione spunta Mustier di Unicredit

Ora Deutsche Bank  fa il ribaltone: via l'ad

Deutsche Bank cerca un sostituto per l'amministatore delegato John Cryan e ha contattato Richard Gnodde, uno dei più alti dirigenti di Goldman Sachs, che però avrebbe già rifiutato l'offerta. Lo ha scritto ieri il quotidiano britannico Times, mettendo fra i papabili successori di Cryan anche il Ceo di Standard Chartered, Bill Winter, e l'ad di Unicredit, Jean Pierre Mustier.

Dall'istituto di piazza Gae Aulenti come da prassi aziendale le indiscrezioni non vengono commentate. Di certo, a gennaio Mustier, proprio in riferimento a rumor che lo indicavano come candidato principale alla guida di Deutsche Bank, aveva dichiarato «un impegno di lungo termine su Unicredit», ribadendo in un'intervista a febbraio di essere «concentrato e totalmente dedicato alla realizzazione del piano» della banca milanese. Ieri gli analisti di Banca Imi hanno sottolineato in una nota diffusa ai clienti che se il banchiere francese lasciasse effettivamente Unicredit, il mercato reagirebbe negativamente, perché Mustier «è il punto di riferimento della ristrutturazione in atto». Ieri il titolo non ha subìto contraccolpi in Borsa e ha chiuso la seduta con un +0,7 per cento.

Sul listino di Francoforte, invece, le azioni di Deutsche Bank hanno messo a segno un rialzo dell'1,14 per cento. Secondo il Times alla base del cambio di timoniere ci sarebbero i disaccordi tra Cryan e il presidente della banca tedesca, Paul Achleitner.

I venti di tempesta avevano già cominciato a soffiare sui vertici di Deutsche Bank alla vigilia del vertice di Davos di fine gennaio. La Sueddeutsche Zeitung si chiedeva in un articolo se Cryan sia ancora la persona giusta per questo lavoro, e se debba ritirarsi prima del 2020, quando scade il mandato. Dal 2015, quando si è insediato, l'ad ha messo in campo una drastica cura dimagrante a organico e costi avviando anche l'integrazione di Postbank e l'ingresso in Borsa della gestione del patrimonio.

Ma i conti continuano a non tornare: Deutsche Bank ha chiuso il bilancio 2017 in rosso per il terzo anno di fila.

La principale banca tedesca ha registrato un risultato netto negativo per 512 milioni a causa degli effetti fiscali negativi, del calo dei ricavi e dei costi di ristrutturazione. Nel solo quarto trimestre il rosso è salito a 2,18 miliardi a causa di 1,4 miliardi di oneri legati alla riforma fiscale Usa, rispetto agli 1,89 miliardi dello stesso periodo 2016. Senza di questi il 2017 si sarebbe chiuso in utile per 900 milioni.

Restano i timori di altre brutte sorprese sul fronte delle azioni legali e i contenziosi che finora sono stati la vera zavorra dei conti della banca.

«I rischi legali e regolamentari sono stati notevolmente ridotti - ha assicurato Cryan a febbraio - dei 20 casi che due anni fa rappresentavano il 90% di questi rischi, 15 sono stati in larga parte o totalmente risolti».

Nel frattempo, il gruppo guidato da Cryan ha chiuso 188 filiali da 720 a 532, ha ridotto il personale di 1.900 unità nel 2017 ed è uscito da dieci Paesi.

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