Anche Google voleva WhatsApp, ma aveva offerto «solo» 10 miliardi di dollari. Poi è arrivato Mark Zuckerberg di Facebook che, per prendersi la prima applicazione di instant messaging al mondo, con 450 milioni di utenti e un tasso di crescita da capogiro, un milione di utenti al giorno, non ha esitato a sborsare ben 19 miliardi di dollari. Cifra che fa, di WhatsApp, l'Internet company più pagata fin dai tempi dell'accordo tra Aol e Time Warner nel Duemila. Ma perché pagare tanto per una società con 55 dipendenti, anche se ora milionari in dollari? Per prima cosa WhatsApp, fondata dall'ucraino Jan Koum e da Brian Acton, nel 2009, riuscirà ben presto a raggiungere il miliardo di utenti. Quanti ne ha Facebook che vede però la sua stella appannarsi di fronte allo strapore degli smartphone. Facebook, il social network, è nato nel 2004, quando i dispositivi mobili sempre connessi al web erano ancora un miraggio. La creatura di Zuckerberg preferisce i computer e da lì trae la sua linfa vitale, ossia le inserzioni pubblicitarie. WhatsApp è diversa: ha facilità e rapidità d'uso dei vecchi sms, ma non costa niente (solo la connessione), come i social network. E, oltre alle parole, può mandare immediatamente foto e filmati. Nell'anima del «messaggino» risiede l'altra virtù di WhatsApp. Può essere usata in maniera facile anche con smartphone meno performanti e costosi degli iPhone o dei Samsung Galaxy, quelli cioè che si vendono in grande quantità nei Paesi emergenti dall'Africa alla Cina, dove WhatsApp spera di raccogliere i suoi prossimi 600 milioni di utenti. Del resto, che la scommessa non sia azzardata lo dimostra la Borsa. Facebook, pur avendo sacrificato 19 miliardi di dollari, ossia circa il 10% del suo valore di capitalizzazione (circa 169 miliardi), ieri ha chiuso quasi invariata. I 450 milioni di utenti sono stati pagati 42 dollari l'uno contro i 140 dollari di valore dell'utente Facebook, e 140 dollari di Twitter. La differenza, però, sta nel fatto che il primo non ha pubblicità, mentre gli altri due, soprattutto Facebook, ce l'hanno. Se il mercato approva, gli utenti sono invece meno entusiasti del merger. L'idea che ci sia una specie di monopolio della messaggistica su Internet non piace. Così ieri in rete sono fioccati commenti negativi sullo strapotere dell'azienda di Zuckerberg. Gli utenti hanno anche minacciato che, in caso di cambiamenti del servizio, rimpiazzeranno WhatsApp con altri simili, come Viber o WeChat. I dubbi sono soprattutto concentrati sulla privacy e su un eventuale sbarco della pubblicità sull'app. Nel primo caso, il timore è che i numeri di telefono e i contatti che sono immagazzinati in WhatsApp vengano «risucchiati» dal social network che già incamera molte informazioni sugli iscritti. Nel secondo caso, invece, il dubbio è che il servizio di chat, finora dichiaratamente contrario a pubblicità o trucchetti vari, col cambio di proprietà apra le porte alle inserzioni per aumentare i profitti.
I timori si fondano anche su un precedente: due anni fa, pochi giorni dopo l'acquisizione (da parte di Facebook) di Instagram, la popolare app delle foto per «soli» 700 milioni di dollari, ci fu un cambio delle regole sulla privacy con conseguente rivolta degli utenti sul web che costrinse alla retromarcia.Quanto al presente, tra i primi effetti dell'acquisizione c'è la valorizzazione di tutti i servizi di messaggistica. Così Blackberry, che ne è provvisto, ha visto salire il titolo del 6%.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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