Ora le tasse sull’auto costeranno al Fisco oltre 3 miliardi di euro

Il crollo delle vendite, tra accise e rialzo dei costi, danneggia le entrate dello Stato. Allarme occupazione: 10mila in bilico

Ora le tasse sull’auto costeranno al Fisco oltre 3 miliardi di euro

Il Paese sta facendo harakiri e a spingere con forza la katana so­no le decisioni del governo Monti sul settore automobilistico, or­mai moribondo. Ma il paradosso è che più la lama affonda nel com­parto delle quattro ruote, più le casse dello Stato diventano ane­miche: aumentando a dismisura tasse e accise sui carburanti, con il conseguente svuotamento dei portafogli dei contribuenti, i con­sumi di autoveicoli sono crollati e lo stesso vale per la domanda di benzina e gasolio. Da qui il drasti­co calo del gettito Iva a favore del­l’Erario. Un doppio tentativo di suicidio, dunque. Ma sembra che ai tecnici di Palazzo Chigi vada be­ne così. La situazione peggiora di giorno in giorno e la pressione fi­scale sui carburanti, gravata da ben 16 accise, conta per il 60% sul prezzo finale. Nel solo mese di aprile i prezzi della benzina sono saliti del 21% su base annua, il li­vello più alto dal maggio 1983 (+21,5%). Scontato, a questo pun­to, come ricorda il Centro studi Promotor, il calo dei proventi per l’industria petrolifera e i distribu­tori. E inevitabili i possibili con­traccolpi sull’occupazione, già in sofferenza. Nel primo quadrime­stre la riduzione dei consumi di benzina e gasolio è stata del 10,6%, con una spesa che invece è aumentata a 21,6 miliardi (+6,7%) e un gettito in questo caso in au­mento a 11,6 miliardi (+17,7%).

Le casse del­lo Stato, però, sono sempre esauste. E pro­prio dall’auto, in questo sen­so, potrebbe ar­rivare un po’ di ossigeno. L’esempio più recente arriva da Federauto, che riunisce i concessionari italiani: dei 3,5 miliardi di en­trate mancan­ti, secondo il rapporto della Ragioneria generale sulla riduzio­ne degli incassi erariali nel primo quadrimestre 2012, «1 miliardo è riconducibile al settore automoti­ve », afferma il presidente Filippo Pavan Bernacchi. «Non c’è rigore possibile sui conti - aggiunge - se non ci sarà un ritorno alla crescita, in primis sul mercato dell’auto che per ogni unità invenduta por­ta un minor introito per il Fisco di circa 5mila euro, quantificabile su base annua in una perdita di 3,15 miliardi».A contribuire al pre­visto «buco» sarà anche la stretta sulle vetture cosiddette di lusso. Il superbollo applicato oltre i 185 kW di potenza (20 euro in più per ogni kW aggiuntivo per i primi 5 anni), insieme ai controlli a tappe­to delle Fiamme gialle che costrin­gono i proprietari a viaggiare con la dichiarazione dei redditi nel portaoggetti, hanno depresso il mercato di questo segmento. Ed ecco la beffa: «Dei 180 milioni di in­troi­ti previsti dal governo all’intro­duzione del superbollo - ricorda Pavan Bernacchi - alla fine la som­ma si ridurrà a circa 40, proprio a causa del crollo delle vendite di berline, sportive e Suv ad alte pre­stazioni, per il minor gettito tra Ipt, Iva e bollo». A farne le spese so­no così le stesse concessionarie e le officine di assistenza: 10mila i posti a rischio stimati sempre da Federauto. I dati sulle immatrico­lazioni diffusi dall’Anfia e riguar­danti i primi cinque mesi dell’an­no parlano chiaro:- 54,8% Ferrari, -77,6% Maserati, -16,8% Audi, -16,2% Bmw, -11,5% Mercedes. Va meglio per Porsche (-0,80%) e Lamborghini (+8,57% che, però, segna un-20% in maggio).

Certo è, rimarca in una nota l’Unrae (l’associazione delle case estere in Italia), che «se ai control­li a tappeto della Finanza si unisse una maggiore attenzione del Teso­ro sull’enorme evasione del paga­mento della tassa di possesso », im­pro­vvisamente si materializzereb­be circa 1 miliardo sui 5,6 che le Re­gioni incassano. «Gli evasori ­commenta il direttore generale Romano Valente- sono facilmen­te rintracciabili attraverso i siste­mi informatici esistenti e le risor­se recuperate potrebbero essere utilizzate per il rilancio del setto­re ». Meno automobili si compra­no per colpa dell’eccessiva tassa­zione in generale, più possibilità ci sono che il settore affondi del tutto: l’Unrae, in proposito, stima per la fine dell’anno una riduzio­ne dei ricavi per le aziende intor­no a 13 miliardi e i 10mila dipen­denti, con il posto di lavoro in bili­co, rischiano di finire sulla strada in quanto non hanno accesso agli ammortizzatori sociali.

Basta guardare una recente ta­bella dell’Aci per rendersi conto di come mantenere un’auto sia di­ventato un lusso: nel 2010 le spese

d’esercizio (carburante,pneuma­tici, manutenzione, parcheggio, pedaggi, bollo, Rca, acquisto e in­teressi sul capitale) ammontavano a oltre 160 miliardi. È immagi­nabile che il conteggio sul 2012 sia abbondantemente superiore.

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