Pagare tangenti, fa sapere Giuseppe Orsi, «non è nel Dna di Finmeccanica». Non sono state pagate mazzette né alla Lega Nord né al governo indiano né a nessun altro. Per questo Orsi annuncia - attraverso il suo legale Ennio Amodio - che non si dimetterà: a meno che non glielo chieda il governo. E poiché il governo non glielo chiede, il numero uno di Finmeccanica resta al suo posto nonostante le indagini a suo carico. Anche se, interpellato sul tema Orsi, il ministro dello Sviluppo Corrado Passera ieri si limita ad un secco «non ne voglio parlare», che è cosa diversa da un attestato di fiducia incondizionata.
Orsi ieri è in viaggio di lavoro a cercare commesse. L'urgenza che porta il suo legale ad uscire allo scoperto è lo stillicidio di intercettazioni e di verbali che dalla settimana scorsa bombardano il grand commis: al punto che anche l'annullamento del suo incontro con Mario Monti, fissato per oggi, viene letto come il sintomo di una poltrona ormai traballante. Macchè, fa sapere Orsi. Dovevamo parlare d'altro.
Ma il briefing di Amodio con la stampa è utile, oltre che per tranquillizzarsi sulle sorti del manager, anche per capire qualcosa in più sugli sviluppi dell'inchiesta che stringe il presidente di Finmeccanica in una doppia morsa. Da una parte c'è l'accusa di avere conquistato a suon di stecche, quando era alla testa di Agusta, l'okay del governo indiano all'acquisto di dodici elicotteri. Dall'altra c'è il sospetto di essersi comprato con dieci milioni di euro il sostegno della Lega Nord per andare a sedersi al posto di Pierfrancesco Guarguaglini in Finmeccanica. Accuse entrambe nate a Napoli, con i verbali resi al pm Woodcock da Lorenzo Borgogni, già capo delle relazioni esterne del gruppo (che ora Orsi vuole denunciare per calunnia). Ma entrambe strappate a Woodcock dalla Cassazione che ha spostato l'indagine a Busto Arsizio, dove ha sede Agusta. E dove per gestire il fascicolo si è precipitato Eugenio Fusco, pm milanese cresciuto alla scuola di Francesco Greco, ben deciso a evitare che l'indagine si arenasse in una procura da tempo acefala.
L'indagine di Fusco su Orsi potrebbe essere dinamite per la Lega. In settembre, il nuovo leader del Carroccio Roberto Maroni si è presentato in Procura a brutto muso, con dieci uomini di scorta, ufficialmente per presentare una denuncia: ma il segnale era abbastanza chiaro. Fusco non si è fatto impressionare. Ieri il professor Amodio si è mostrato fiducioso che almeno questo pezzo di inchiesta vada verso l'archiviazione, «visto che non si è trovato alcun riscontro alle dichiarazioni di Borgogni, nessuno sa dove, come e quando questo finanziamento sarebbe stato erogato». E l'immobile dell'ex capogruppo del Carroccio a Montecitorio Marco Reguzzoni che Agusta avrebbe preso in affitto per fare un favore alla Lega «si è dimostrato non avere alcun legame né con Reguzzoni né con la sua famiglia». Ma l'ottimismo di Amodio non pare che sia del tutto giustificato, l'inchiesta sui rapporti Orsi/Lega non è stata archiviata e non è detto che lo sia a breve: grazie anche al fatto che il Consiglio superiore della magistratura ha prorogato di altri sei mesi la «missione» di Fusco a Busto Arsizio.
Più complessi gli sviluppi sul fronte delle tangenti indiane, dove si colgono gli echi di mancanze di coordinamento tra Procure. Dopo essere stata spogliata dell'inchiesta dalla Cassazione, la Procura di Napoli ha fatto un involontario dispetto ai colleghi di Busto, rivelando urbi et orbi il contenuto delle ultime carte sui rapporti di Agusta con un generale indiano, tale Saini, che si sarebbe offerto come mediatore in cambio dello 0,5 per cento. Ieri Amodio attacca duramente i pm di Napoli, «ho provato una sgradevole meraviglia, vengono divulgati atti segreti che riguardano l'inchiesta condotta da un'altra Procura».
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