Economia

Patuelli vuole i nomi degli insolventi

Il capo dell'Abi sulle banche salvate: «Se interviene lo Stato, la privacy va superata»

Massimo Restelli

Le banche italiane non ci stanno a fare la figura di motori arrugginiti che, anziché agire da volano alla ripresa, divorano denaro pubblico per evitare il disastro del bail in. Neppure quando si tratta di casi limite come quello del Monte Paschi, più volte inutilmente puntellato in questi anni sia dallo Stato, tramite i Monti bond, sia dal mercato con massicci aumenti di capitale.

A lanciare l'offensiva morale - dopo il salvataggio miliardario di Etruria& C, Veneto Banca e Popolare Vicenza sopportato dal sistema alimentando prima il Fondo di risoluzione e poi il Fondo Atlante - è stato il presidente dell'Abi, Antonio Patuelli. «Chiedo che vengano resi noti i primi cento debitori insolventi delle banche che sono state salvate», ha scandito il presidente dell'Associazione che cura la lobby delle banche. Intervistato da Il Mattino, Patuelli ha precisato di parlare a «titolo personale», ma è evidente la portata della proposta del capo di Palazzo Altieri. Perché, se portata a compimento, finirebbe con lo scoperchiare tutti i prestiti concessi ai grandi clienti degli istituti poi finiti in crisi e quindi nel mirino della vigilanza europea.

Patuelli, da fine politico e cultore del diritto, ha pronto anche lo strumento per dare trasparenza ai crediti marci evitando le maglie delle norme sulla privacy. «Penso al varo di una norma di legge sia per le banche risolute sia per quelle preventivamente salvate dallo Stato. Bisognerebbe cioè - prosegue il banchiere- fare un'eccezione alle attuali regole della privacy proprio alla luce del fatto che si tratta di banche nelle quali sul piano della risoluzione o del salvataggio preventivo è intervenuto lo Stato o le altre banche e i risparmiatori».

Secondo Patuelli una legge così costruita «farebbe più chiarezza e contribuirebbe anche a evidenziare più facilmente i casi di violazione di una norma che si chiama mendacio bancario, attualmente vigente e che si verifica quando qualcuno prende in prestito dei quattrini raccontando cose false alla banca a cui li chiede in prestito». È «eticamente giusto» - prosegue Patuelli che si vedano «quali sono stati almeno i principali debitori insolventi». Una posizione che ben si sposa con l'idea di costituire una commissione d'inchiesta per fare chiarezza perlomeno su Mps, lanciata a fine dicembre dalle colonne de il Giornale dall'economista Luigi Zingales, e domani in Senato per un primo esame.

Il capo dell'Abi non si sbilancia sulla probabilità che si decida davvero di mettere a nudo i grandi clienti insolventi: «Non faccio il book maker. Io credo però che a livello etico le ragioni della normativa sulla privacy non sussistono» se è lo Stato a mettere una pezza. «Se si chiede la solidarietà pubblica non ci può essere la solidarietà degli altri e il vecchio segreto bancario».

L'idea ha già fatto breccia tra le fila del Parlamento: «Alla riapertura delle Camere presenteremo una proposta di legge e tutti gli emendamenti necessari per rendere pubblici i grandi debitori insolventi delle banche», ha rilanciato ieri Massimiliano Fedriga, capogruppo del Lega Nord alla Camera.

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