Economia

Dal 1° gennaio 2020 arrivano gli aumenti sulle pensioni

La rivalutazione degli assegni mensili sarà dello 0,4% dell’incremento del costo della vita. Intanto l'Ocse ha chiesto all'Italia di alzare l'età pensionabile

Dal 1° gennaio 2020 arrivano gli aumenti sulle pensioni

Dal 1° gennaio 2020 le pensioni aumenteranno, anche se in misura lieve. La conferma arriva dal Decreto interministeriale del 15 novembre 2019 pubblicato sulla Gazzetta ufficiale numero 278 di ieri.

Come detto gli aumenti in arrivo non saranno esaltanti perché la rivalutazione sarà soltanto dello 0,4% dell’incremento del costo della vita. Questo adeguamento sarà riconosciuto totalmente al 100% solo per gli assegni mensili fino a 1.539 euro, mentre per quelli di importo più alto la percentuale sarà progressivamente decrescente. In sostanza, si tratta di incrementi intorno ai 10 euro mensili. In questo modo le pensioni vengono rivalutate in base agli indici Istat per adeguarli all’inflazione.

Intanto però l’Ocse (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) ha evidenziato che il nostro Paese è uno degli Stati che spende di più per le pensioni ed è secondo dietro la Grecia. Basti pensare che in Italia la spesa previdenziale nel 2015 si è attestata al 16,2% del Pil, contro il 16,9% della Grecia a fronte di una media Ocse dell'8,5%. Il dato emerge dal rapporto Pension at Glance 2019. Inoltre, l’organismo internazionale ha chiesto di rivedere l’età pensionabile del nostro Paese. Quella attuale è mediamente di 62 anni. Secondo l’Ocse è troppo bassa perché gli italiani vanno in pensione 2 anni prima della media Ocse, che è di 64 anni, e 5 anni prima di quanto preveda la pensione di anzianità.

L’Ocse ha evidenziato che l’obiettivo dell’Italia sul fronte previdenziale è quello di "mantenere adeguati benefici delle pensioni di anzianità, limitando la pressione fiscale a breve, medio e lungo termine". Inoltre, la priorità per il nostro Paese dovrebbe essere quella di "innalzare l'età pensionabile effettiva" attraverso una "limitazione dei pensionamenti agevolati" e "applicando correttamente i collegamenti con l'aspettativa di vita". Secondo l’organismo internazionale è necessario aumentare i tassi di occupazione, in particolare tra le fasce più vulnerabili e "far convergere" le aliquote dei contributi pensionistici di tutti i settori lavorativi, "aumentando le pensioni di chi ha bassi tassi di contribuzione".

Domenico Proietti, segretario confederale della Uil, ha detto che "l'Ocse continua a fare confusione nell'analizzare il sistema previdenziale italiano" visto che "la spesa per pensioni in Italia è sotto la media europea.

In rapporto al Pil, come sostiene da tempo la UIL, essa è intorno al 12%".

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