Economia

Pensioni, "ricalcolo" da incubo: tagli sugli assegni fino al 30%

Il governo prepara il nuovo piano previdenziale basato sul calcolo contributivo "integrale". Sarà ancora scippo sulle pensioni

Pensioni, "ricalcolo" da incubo: tagli sugli assegni fino al 30%

Un cambio di rotta sulle pensioni è necessario. A imporlo è il Fondo Monetario Internazionale che senza usare giri di parole chiede al nostro governo una nuova ricetta previdenziale. In questo scenario il governo lavora ad un piano per eliminare prima del previsto Quota 100 (c'è chi parla anche di fine 2020 e non come previsto fine 2021) per introdurre un nuovo menù di opzioni per il pensionamento anticipato. Ma è sulle ricette da mettere sul campo che lo scontro si accende in modo duro tra sindacati e maggioranza. Il piano previsto dai giallorossi spalancherebbe le porte ad un'uscita anticipata a patto che il pensionato si impegni a ricevere un assegno totalmente calcolato col sistema contributivo. Facciamo un po' di chiarezza. Con l'attuale riforma di Quota 100 si andrebbe in pensione con 62 anni di età e 38 di contributi. Con la proposta del governo l'asticella si alzerebbe a quota 102, ovvero 38 anni di contributi con 64 anni di età. A queste ipotesi va aggiunta anche l'ipotesi di un pensionamento anticipato slegato da paletti anagrafici o contributivi. Il tutto però accompagnato da un ricalcolo dell'assegno che va ad azzerare tutte le distinzioni tra sistema retributivo (basato sull'ultima busta paga) e sistema misto (metà retributivo e metà contributivo). Detto questo, è meglio cominciare a fare i calcoli per capire in che modo possano cambiare gli importi con la nuova riforma che i giallorossi, salvo sorprese, metteranno sul campo del cantiere previdenziale. Come sottolinea uno studio Uil (e come aveva anticipato ilGiornale), per avere un'idea di quanto sia penalizzante il nuovo sistema basta prendere ad esempio un lavoratore che va in pensione con 62 anni di età e 35 di contributi. Con un sistema misto percepirebbe circa 12.726 euro l'anno. Con il contributivo integrale andrebbe a perdere il 26 per cento all'anno con un ammanco di circa 3.300 euro. Insomma con la nuova riforma lo scippo sugli assegni sarebbe abbastanza pesante. Ma non finisce qui. Per rendere l'idea di come questo strumento potrebbe svuotare le tasche di chi va in pensione, basti pensare ad un altro esempio.Una pensione percepita mensilmente da 1400 euro, si trasformerebbe con il nuovo calcolo in 1200 euro.

La partita resta ancora aperta e saranno settimane tese soprattutto tra i giallorossi e i sindacati. L'addio a Quota 100 potrebbe far tornare a pieno regime la Fornero che (ricordiamo) è ancora in vigore e determina l'uscita "classica" dal lavoro. Parallelamente alle pensioni che verranno c'è da sciogliere anche il nodo rivalutazioni. L'esecutivo ha deciso in sostanza di confermare i blocchi agli assegni degli ultimi anni. Ma in diverse sedi vanno avanti i ricorsi dei pensionati per dire "no" ad uno scippo di Stato sull'assegno e soprattutto per recuperare la quota persa. Come sottolinea l'avvocato Celeste Collovati di Dirittissimo (rivalutazionepensione@gmail.com), la partita su questo fronte va avanti e non sono esclusi colpi di scena: "Siamo consapevoli che non è una battaglia dall'esito scontato, in quanto l’ultimo precedente blocco (relativo al biennio 2012-2013) è stato dichiarato legittimo sia dalla Consulta che dalla Corte Europea, ma con sentenze a nostro avviso non esaustive dal punto di vista delle motivazione e poco convincenti sul piano giuridico". E ancora: "L’atteggiamento del Governo è quello di procrastinare e introdurre di anno in anno un blocco ormai vigente dal 2011 che potrebbe non avere mai fine. A “farne le spese” sono sempre le fasce di pensione dalle 3 volte il minimo Inps in poi con una rivalutazione che arriva sino al 40%".

Insomma il nodo pensioni agiterà e non poco il governo che rischia di andare a sbattere sul muro previdenziale.

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