Il 31 dicembre 2021 scade il triennio sperimentale di Quota 100, l’anticipo pensionistico che ha permesso agli italiani di lasciare il lavoro a 62 anni. La conseguenza è uno scalone di cinque anni con il ritorno della Legge Fornero, che permette di lasciare il lavoro a 67 anni (con la pensione di vecchiaia) oppure con 42 anni e 10 mesi di contributi (con la pensione anticipata).
Per evitare di penalizzare tutti i lavoratori prossimi al pensionamento, quindi, il Governo dovrà intervenire con opportune salvaguardie per i cittadini.
Tra le ipotesi allo studio c’è Quota 102, che permetterebbe di lasciare il lavoro a 64 anni di età e 38 di contributi, con alcune penalizzazioni sugli assegni. Ma si tratterebbe in ogni caso di “tamponare” una riforma che avrebbe bisogno di cambiamenti strutturali.
Alberto Brambilla, presidente del Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali, ha ipotizzato alcune modifiche che si potrebbero apportare alla riforma Fornero per tutelare i lavoratori prossimi alla pensione dopo la scadenza di Quota 100. In primo luogo, è necessaria l’equiparazione delle regole per i modelli retributivi, misti e contributivi. In secondo luogo, sarebbe utile anche trovare possibili soluzioni ai contributivi puri, i quali rischiano di avere un assegno particolarmente basso.
Tra le altre modifiche proposte da Brambilla, infine, c’è la necessità di slegare l’anzianità contributiva dall’andamento dell’aspettativa di vita, mantenendo oltre la scadenza del 2026 i requisiti per accedere al pensionamento anticipato (41 anni e 10 mesi per le donne, 42 anni e 10 mesi per gli uomini).
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