Economia

Pensioni, la trovata di Padoan: il prestito è a carico dell'azienda

La flessibilità in uscita sulle pensioni potrebbe saltare dal menù della legge di Stabilità. Dovrebbero essere al sicuro le misure sugli esodati

Pensioni, la trovata di Padoan: il prestito è a carico dell'azienda

L'ultima ipotesi tirata fuori da Pier Carlo Padoan dal cilindro magico è il prestito pensionistico per il lavoratore vicino all’età di vecchiaia a carico delle aziende. Secondo fonti governative, l'impresa potrebbe sottoscrivere un accordo per l'uscita anticipata pagando i contributi fino all’accesso alla pensione. Tramite l'Inps l'azienda pagherebbe anche una quota dell’assegno per recuperare dal lavoratore quanto versato.

La flessibilità in uscita sulle pensioni potrebbe saltare dal menù della legge di Stabilità. Sarebbero, invece, confermati interventi specifici per situazioni di maggiore disagio, come gli esodati. A quanto apprende l’Adnkronos, una spending review inferiore alle attese e l’impellenza di varare interventi per fasce sociali e settori particolarmente esposti alla crisi degli scorsi anni, indigenti e imprese, potrebbero portare il governo a depennare dalla manovra le misure per andare in pensione in anticipo con una penalizzazione dell’assegno. La coperta è corta e l’orientamento al momento sarebbe rimandare ad altra sede la revisione delle rigidità della legge Fornero, anche considerando che forme di flessibilità contributiva già sono previste nell’attuale ordinamento. Questa appare al momento la linea prevalente, ma da qui al varo della manovra entro il 15 ottobre se si trovassero le risorse l’opzione cara alla minoranza Pd potrebbe ritornare in auge.

Le ultime ipotesi su cui sta lavorando il governo prevedevano la possibilità di andare in pensione a 63 anni, contro i 66 attuali, con 35 di contributi e riduzioni dell’assegno del 4%. Una formula più soft della proposta Baratta-Damiano (62 anni e riduzione dell’assegno del 2%) ma che comunque impatta nell’immediato i conti pubblici spingendo l’esecutivo a rinviarlo in nome di altre priorità. Nell’ipotesi che la misura vada nella legge di Stabilità, spiegano all'Ansa tecnici vicini al dossier, il governo punta a mettere le aziende nella condizione di poter sottoscrivere un accordo coi lavoratori per l'uscita anticipata con costi sia per l’impresa sia per il pensionando In questo modo lo Stato avrebbe solo costi residuali. L’azienda, a fronte della possibilità di aumentare il turn over, svecchiando il personale, infatti, dovrebbe pagare i contributi per la persona che esce in anticipo rispetto all’età di vecchiaia fino al raggiungimento dei requisiti per l’accesso alla pensione. L’impresa pagherebbe anche una quota della pensione ma questa dovrebbe poi essere restituita dal lavoratore, tramite l’Inps, una volta raggiunti i requisiti e andato in pensione con un meccanismo ancora da affinare.

Ad esempio, una persona che matura una pensione di mille euro al mese che dovesse lasciare il lavoro in anticipo di due anni a fronte dell’accordo su un prestito di 800 euro al mese avrebbe un debito con l’azienda di avrebbe un "debito" con l’azienda di 20.800 euro. Se si ipotizza che la pensione si percepisce per circa 15 anni la decurtazione potrebbe aggirarsi sui 1.400 euro l’anno (poco più di 100 euro al mese sull’assegno ai 1.000). La differenza con il meccanismo previsto dalla legge Fornero sul lavoro per l’uscita anticipata a carico delle aziende è che questa sarebbe meno onerosa per i datori di lavoro.

Compariranno, di sicuro, nella legge di bilancio interventi chirurgici e strutturali per risolvere una volta per tutte il problema degli esodati e altre formule in favore dei disoccupati over 55, per affrontare in modo incisivo un disagio sociale in una chiara strategia di sostegno alle fasce deboli.

Per le persone che sono state licenziate tra il 2012 e il 2015 e non rientrano quindi tra gli esodati il governo pensa a un meccanismo di accesso anticipato alla pensione a carico dello Stato ma con una decurtazione ugualmente legata all’importo del prestito pensionistico e al tempo per il quale si percepisce.

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