Continuo sistematicamente a ricevere mail di lettori che mi chiedono dei Pir. Questo dimostra quanto l'argomento sia vivo e sentito, quanto l'interesse su questi nuovi strumenti di risparmio sia davvero alto. In un periodo storico in cui i tassi continuano a essere prossimi allo zero, l'idea di remunerare al meglio i propri capitali attrae i risparmiatori di casa nostra. Le domande più frequenti che ricevo, riguardano le potenzialità del mercato italiano che intercetterà la maggior parte degli investimenti previsti dai Pir: almeno il 70%, infatti, sarà indirizzato ad investimenti sul mercato di casa nostra.
Non posso prevedere il futuro, nessuno può farlo, anzi diffidate di chiunque vi dica cosa potrebbe accadere domani. Ma posso immaginarlo, facendo tesoro di quello che è accaduto in passato. Guardiamo agli ultimi cinque anni, difficili per il nostro Paese e per le aziende che in Italia vivono. Anni di fisco «difficile», di burocrazia «complicata», di fallimento del sistema banco-centrico con conseguente riduzione dei finanziamenti verso le aziende? E cosa è accaduto? Gli indici che rappresentano le piccole e medie imprese hanno avuto rispettivamente crescite del 41,8% il Ftse «Smal Cap», dell' 85,6% il «Mid Cap» e del 220% l'«All Stars».
Cosa accadrà domani, quando grazie ai Pir la liquidità su questi mercati finalmente arriverà in modo cospicuo e che grazie ai nuovi incentivi previsti per le quotazioni molte aziende andranno in Borsa o emetteranno titoli di debito? Sapete la cosa più assurda di tutto questo qual è? Il 90% degli investimenti sulle pmi italiane è di natura estera, come a dire che sono i risparmiatori di altri Paesi a beneficiare della qualità delle «nostre» imprese. Vi sembra normale? Di questo si parlerà nella trasmissione Mercati Che Fare in onda oggi alle 20.30 su TgCom24 di Mediaset.leopoldo.gasbarro@me.com
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