Nel 2019 il petrolio, che negli ultimi tre mesi del 2018 ha annullato buona parte dei guadagni dell'anno, sarà protagonista di un apprezzamento di circa il 30 per cento. Un «mini rally» che, secondo gli analisti, porterà il Brent a un prezzo medio di 70 dollari, ovvero oltre un terzo in più rispetto alla quotazione dell'ultima seduta dell'anno (52,23 dollari venerdì scorso), mentre il Wti americano si attesterà in media a 61,13 dollari.
Buone nuove per i big dell'energia, un po' meno per i consumatori che rischiano la classica stangata alla «pompa». Con un prezzo medio attualmente a 1,62 euro, un litro potrebbe costare fino a 1,8 euro al litro già nei primi mesi del nuovo anno.
Da Standard Chartered Plc a Morgan Stanley, le analisi convergono nel ritenere che il «rimbalzo» del petrolio sarà garantito dal nuovo piano di tagli produttivi adottato dall'Opec guidata da Suhail Al Mazrouei e dai suoi alleati, con l'Arabia di Mohammed Bin Salman in testa: 1,2 milioni di barili al giorno nei primi sei mesi del 2019.
Se confermate, queste stime rassicurano gli investitori e le società del settore che, sul finire del 2018, hanno vissuto in altalena. Dal settembre 2017 il petrolio non ha, infatti, mai smesso di correre fino a toccare il massimo il 3 ottobre 2018 a quota 76,90 dollari al barile. Nell'arco di 13 mesi (settembre 2017-ottobre 2018) l'oro nero ha guadagnato, dunque, circa il 70%. Da ottobre, però, tutto è cambiato e gli investitori hanno dovuto incassare un'improvvisa discesa delle quotazioni: negli ultimi due mesi dell'anno il prezzo del petrolio ha perso il 60% chiudendo il 2018 sugli stessi valori depressi di settembre 2017.
A pesare, sono stati i crescenti timori per un rallentamento dell'economia globale e la sovraproduzione dello shale oil americano, estratto al ritmo record di dieci milioni di barili al giorno.
Un trend che, secondo le analisi, sarà invertito da un «rimbalzo» di pari passo con il diradarsi dei timori su una recessione in arrivo. Secondo Bank of America il mercato petrolifero nel 2019 sarà relativamente bilanciato e spingerà il Brent e il Wti rispettivamente sulle medie attese di 70 e 59 dollari al barile. Anche secondo l'Up la quotazione del petrolio nei prossimi dodici mesi dovrebbe oscillare nel range compreso tra i 65 e i 75 dollari al barile. Gli esperti non considerano, quindi, più possibile una fiammata del greggio fino a 100 dollari (come prospettato invece poco dopo l'estate), ma sembrano puntare su una sorta di stabilizzazione al rialzo dei prezzi.
Un aspetto positivo per le aziende di settore che comunque, per far fronte alla volatilità, hanno messo in campo progetti con ritorni a più breve termine. Per questo le società collegate al petrolio potranno, nel 2019, essere un'opportunità di investimento, ma con qualche distinguo. Secondo Equita sim il settore sarà positivo e i titoli da preferire saranno Eni e Repsol, tra le società integrate, Saipem nel settore servizi e Saras nella raffinazione. Dal canto suo anche Banca Imi punta su Eni e Saipem, mentre Fidentiis nel settore dell'oil ha un giudizio «buy» su Eni, raccomandazioni «hold» su Tenaris e Saras e un giudizio «sell» su Saipem.
Il gruppo guidato dall'ad Claudio Descalzi, in particolare, ha già beneficiato nei conti 2018 del recupero dei corsi dell'oro nero ed è comunque tutelata avendo assicurato i progetti a 30 dollari. In marzo, poi, aggiornerà il piano industriale e potrà tararlo sui corsi del petrolio. Sicuramente una stabilizzazione dei prezzi è vista come positiva anche se il taglio dei costi e la strategia dual exploration model (monetizzazione anticipata dei progetti con la vendita di quote di minoranza ad altri player) l'ha già resa meno esposta alla volatilità del greggio. Tra i titoli più incerti c'è invece Saipem. Nel 2018 gli investimenti in E&P a livello mondiale saranno pari a 405 miliardi di dollari (+4% rispetto al 2017), un livello ancora lontano dal picco di 683 miliardi raggiunto nel 2014. Gli analisti sono dunque divisi.
La società sta recuperando terreno, ma spaventa la crescente concorrenza mondiale su un numero di progetti comunque limitato. View positiva anche per Tenaris, infine, anche se resta la mina brasiliana: le indagini per presunta corruzione che coinvolge i vertici.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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