Petrolio, la sfida saudita: abbassare ancora i prezzi per attaccare gli Usa

Con la Russia in difficoltà, i sauditi vogliono testare la resistenza dei produttori Usa di shale oil

Petrolio, la sfida saudita: abbassare ancora i prezzi per attaccare gli Usa

Il prezzo del petrolio continua a calare, da mesi. L'Opec da mesi non interviene per tagliare la produzione, lasciando che il prezzo al barile continui a precipitare senza sosta. E dietro a tutto questo ci sono giochi geopolitici davvero intricati.

Settimane fa avevamo raccontato dell'alleanza tra Usa e Arabia Saudita per colpire la Russia, nell'ambito di una guerra economica più ampia, che ha risvolti, anche politici, su diversi scacchieri internazionali, dal Medio Oriente all'Ucraina. Ora, però, come spiegava ieri anche un approfondimento del Wall Street Journal, il fronte comune saudita-statunitense sembra presentare più d'una incrinatura.

La decisione saudita - di fatto imposta, nonostante i malumori di diversi altri Paesi membri, anche all'Opec - di non tagliare la produzione per frenare la caduta vertiginosa dei prezzi sarebbe frutto di una strategia tutta tesa ad andare a "vedere" fino a dove i produttori americani riusciranno a tener testa ai continui ribassi.

In questo scenario giocano un ruolo fondamentale le novità legate all'estrazione del cosiddetto "shale oil", il petrolio prodotto dai frammenti di rocce di scisto bituminoso, estraibile a prezzo che il suo costo superi un certo livello. Si tratta di un tipo di petrolio estratto in grandi quantità da giacimento Usa in Texas e North Dakota, fino a poco tempo fa non utilizzati.

L'Arabia, spiega il Wall Street Journal, è decisa a lasciar cadere il prezzo per verificare fino a quando i produttori americani continueranno ad estrarre: i sauditi potrebbero resistere altri due anni, fin quando riuscirebbero a permetterlo i 750 miliardi di dollari in valuta estera che costituiscono la loro riserva.

Il calcolo è però molto rischioso: negli Usa sono allo studio sempre nuove tecnologie di estrazione dello shale oil e la situazione potrebbe cambiare molto rapidamente.

Nel frattempo, da Riad continuano a fare la voce grossa. Proprio oggi, parlando al Middle East Economic Survey, il ministro del Petrolio saudita Ali al-Naimi ha dichiarato: "Che il prezzo del greggio scenda a 20 dollari al barile, a 40, 50 o 60 è irrilevante". L'Arabia Saudita tira dritto, almeno per il momento.

Sul fronte del prezzo della benzina, intanto, in Italia è tornata una sostanziale stabilità.

Secondo un campione di impianti rilevato da Quotidiano Energia, il prezzo medio praticato "servito" del carburante va infatti oggi dall'1,610 euro/litro di Eni all'1,639 di Tamoil (no-logo a 1,474). Per il diesel invece si va dall'1,540 euro/litro di Eni ed Esso all'1,566 di Tamoil (no-logo a 1,386).

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