Politica economica

Il Pil Usa accelera e affonda tutte le Borse. Ma la frenata è vicina

La crescita spaventa i mercati per paura di altri rialzi dei tassi. Attesa per il quarto trimestre

Il Pil Usa accelera e affonda tutte le Borse. Ma la frenata è vicina

L'economia americana corre più del previsto, mostrandosi resistente ai rialzi dei tassi di interesse della Fed. Mentre in Europa la Bce si prepara a mettersi anche contro ai governi della zona euro perché, nonostante i segnali sulla salute dell'economia siano molto più incerti di quelli americani, la linea dell'austerità viene ribadita con quotidiana fermezza. Così, quando la recessione inizierà a mordere, i tassi faranno rincarare il costo delle emissioni di debito e il ritiro degli acquisti di bond accorcerà pericolosamente la coperta dei bilanci pubblici. Tuttavia, oramai, non passa più un giorno senza che qualche rappresentante della Banca Centrale Europea ribadisca la volontà di continuare ad alzare i tassi a un ritmo serrato per tutto il 2023. Ieri è stata la volta di Luis De Guindos, numero due di Francoforte, affermare che i rialzi dei tassi d'interesse di mezzo punto «potrebbero diventare la nuova normalità». Come a sottolineare che la linea della Bce non cambierà. Poco importa se il prezzo da pagare in termini di recessione sarà assai elevato per molti Paesi europei.

La galoppata dell'economia Usa, unita a un solido mercato del lavoro, ha gelato le Borse sulle quali torna ad affacciarsi prepotentemente il timore di nuove aggressive strette da parte delle banche centrali. E l'atteggiamento della Bce ha fatto il resto. Le piazze finanziarie europee chiudono tutte in rosso, con Milano che perde l'1,24%. In forte calo anche Wall Street che vede sempre più come un miraggio un possibile rally di Natale. I listini infatti affondano, con lo S&P 500 e il Nasdaq che perdono fra il 2,5% e oltre il 3% a un'ora dalla chiusura.

Il Pil Usa nel terzo trimestre è cresciuto del 3,2%, oltre la stima iniziale del 2,9% e al di sopra delle aspettative, segnalando una forte ripresa rispetto alla recessione tecnica che ha caratterizzato i primi sei mesi dell'anno.

A spingere la crescita sono state le esportazioni e la spesa dei consumatori. Continua invece a soffrire il mercato immobiliare, che ha sperimentato una contrazione significativa degli investimenti in seguito al balzo dei tassi sui mutui legato ai sette rialzi dei tassi della Fed quest'anno.

Anche dal mercato del lavoro arrivano segnali di resilienza: le richieste di sussidi alla disoccupazione sono salite meno del previsto, mostrando la reticenza di molte aziende a tagliare posti di lavoro. In questo scenario la strada della Fed per far scendere l'inflazione al target del 2% rischia di allungarsi, e questo innervosisce le borse. Oltre alla lunghezza della lotta, preoccupa l'intensità con cui verrà portata avanti. La Fed ha rallentato a +0,50% la velocità della sua stretta, ma non è escluso che a fronte di un'economia forte possa tornare a spingere sull'acceleratore e rispolverare maxi rialzi da 75 punti base.

Altri osservatori si mostrano invece più cauti rispetto alla crescita e invitano a non lasciarsi ingannare dalla forza dell'economia che, a loro avviso, riflette solo il riposizionamento delle aziende di fronte alla politica monetaria della Fed. Per il quarto trimestre è atteso infatti un rallentamento della ripresa.

E Bank of America stima una crescita dell'1,2% per gli ultimi tre mesi dell'anno e una recessione nel 2023.

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