Pirelli, guerra totale Tronchetti-Malacalza

Pirelli, guerra totale Tronchetti-Malacalza

La guerra tra Marco Tronchetti Provera e Vittorio Malacalza per il controllo di Pirelli è arrivata ormai allo scontro finale. L'esclusiva fino al 15 dicembre concessa dalla cassaforte Mtp sapa (che controlla il 57,5% di Gpi, che a sua volta ha in pancia il 42,6% di Camfin, titolare del 26,1% della Bicocca) a Investindustrial e a Clessidra per chiudere la partita con la famiglia dell'imprenditore genovese potrebbe non chiudere il dossier pacificamente, come era nelle intenzioni dei consiglieri.
L'escalation del conflitto l'ha spiegata ieri lo stesso Vittorio Malacalza. «Ho sempre fatto l'aumento di capitale e ho sempre preso i soldi dalle mie tasche», ha dichiarato ribadendo che «Pacta servanda sunt, i patti vanno rispettati e io tratto solo con chi rispetta i patti».
La nuova miccia del conflitto risiede proprio nella volontà di Mtp di denunciare il patto di sindacato esistente che li lega in Gpi. La holding di Tronchetti Provera ha disdettato l'accordo in scadenza il 20 luglio 2013, «preso atto della chiara volontà di Malacalza Investimenti, implicita nella richiesta avanzata di svincolarsi dagli accordi esistenti». In pratica, la richiesta della famiglia ligure di procedere al trasferimento-scissione del compendio patrimoniale relativo al 31% di Gpi in suo possesso. Che la renderebbe un socio «pesantissimo» in Camfin con un 25,6% in grado di decidere i destini di Pirelli. A quella richiesta, però, Mtp rispose picche e ieri l'ha utilizzata come pretesto per sciogliere il vincolo parasociale.
Tronchetti Provera «negozia con soggetti terzi partnership alternative a quella con Malacalza Investimenti, ma nel contempo nega l'exit spettante a quest'ultima, ossia il trasferimento del 13% circa di Camfin», ha ribattuto in una nota la holding genovese ricordando che l'accordo resterà in vigore fino al luglio prossimo (con possibilità di disdetta da gennaio). E che, in fondo, la richiesta di scissione proporzionale si origina proprio dal bond della discordia: il convertibile Camfin con annesso 5% di Pirelli che ha ristrutturato parzialmente il debito in scadenza alla fine di quest'anno. Ma tant'è: secondo il gruppo della Bicocca l'esclusiva concessa da Mtp a Investindustrial di Andrea Bonomi e a Clessidra di Claudio Sposito è rispettosa degli accordi parasociali vigenti. «La collaborazione serve per costruire un'operazione che permetta con soddisfazione di tutti di guardare al futuro del gruppo contribuendo a eliminare le tensioni presenti e a valorizzare tutti gli asset», ha ribadito Tronchetti Provera. «Il piano è nell'interesse di tutti», gli ha fatto eco Andrea Bonomi. D'altronde, il côte bancario (in primis Mediobanca che tra l'altro è advisor di Investindustrial) è favorevole a una pacifica composizione della vicenda.


Il problema è che il rafforzamento di Gpi con una quarantina di milioni, come inizialmente ipotizzato, e una sua successiva fusione con Camfin (al momento ancora sul tavolo delle opzioni), non è da sola sufficiente a «liquidare» bonariamente i Malacalza. Che ieri hanno fatto capire che sono pronti a tutto.

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