Economia

Pop Sondrio cerca 40 milioni per comprare Cassa Cento

Via libera del cda all'aumento: «Trattative avanzate» L'arrocco con la fondazione e la partita della holding

Pop Sondrio cerca 40 milioni per comprare Cassa Cento

Massimo Restelli

A conti fatti completare l'acquisizione della Cassa di Cento costerà fino a 40 milioni di mezzi freschi ai 175mila soci della Banca Popolare di Sondrio. L'aumento di capitale è stato deciso ieri dal cda dell'ultima cooperativa quotata in Borsa confermando, in vista dell'assemblea del 28 aprile, che i negoziati con la fondazione emiliana (cui fa capo il 67% di Cento) sono in fase avanzata.

In questo caso, però, il dato essenziale non è economico - CariCento (1,7 milioni di utili e 49 sportelli tra Emilia e Veneto) è una frazione di Pop Sondrio per quanto attiene agli attivi - ma strategico e «politico». Sia perché, a differenza di quanto è accaduto per le acquisizioni-salvataggio di Etruria&C o delle due Venete, CariCento è una solida (ha un Cet 1 del 12,4%), sia perché per l'istituto valtellinese guidato dall'ad Mario Alberto Pedranzini (la fondazione data 1871) si tratta della prima acquisizione in 147 anni di storia. La Sondrio finora è stata fedele alla sola crescita per linee interne sia per gli sportelli (340 tra Italia e Svizzera) sia per gli addetti (2.200), allevati perlopiù in casa. Un dogma per l'ex presidente Piero Melazzini, scomparso nel 2015, rimasto al vertice quasi mezzo secolo diventando un punto di riferimento per le popolari.

Ora però il contesto normativo e di mercato è completamente cambiato. Lo shopping - grazie alla Cento, Sondrio completerà la sua rete in una zona oggi poco presidiata - si materializza infatti dopo l'avvallo della Corte costituzionale alla riforma Renzi che ha imposto al settore di abbandonare la veste «popolare». Insomma, anche Sondrio dovrà rinunciare al voto capitario. Per «assorbire» la Cassa, la banca pagherà però perlopiù in azioni e quindi si troverà come socio forte (si stima con il 5% circa) la Fondazione di Cento. In pratica un arrocco con cui l'istituto presieduto da Francesco Venosta inizia a costruire un nocciolo duro nel capitale. Almeno fino a quando anche l'Ente emiliano (che oggi ha circa l'80% del patrimonio nel credito) dovrà allentare la presa per rispettare i dettami del Tesoro. Nello specifico l'operazione prevede due fasi: prima Sondrio acquisirà il 51% di CariCento carta contro carta e, in parte minore, in denaro poi, entro fine 2020, salirà perlomeno al 67% ma forse al 100% della Cassa emiliana offrendo agli altri soci condizioni «sostanzialmente in linea» alle attuali. Nel quartier generale di Piazza Garibaldi a Sondrio si continuerebbe poi a ragionare su come evitare la trasformazione secca in Spa. L'idea sarebbe la holding intermedia: a monte della catena di controllo nascerebbe una cassaforte cooperativa in cui riunire i soci, previo scorporo delle attività bancarie in una Spa. L'impianto non è però ben visto da Bankitalia che lo giudica un mezzo escamotage.

«Forma giuridica a parte, abbiamo sempre capito che quello che conta sono i risultati, l'approccio al mercato e il rispetto dei soci», aveva anticipato con diplomazia Pedranzini all'assemblea del 2017.

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