Le grandi banche popolari italiane vanno al test del mercato. Dopo i pesi massimi del sistema Intesa Sanpaolo e Unicredit, domani saranno Ubi, Banco Popolare e Bipiemme ad aprire i libri dei conti di metà anno. In sostanza le cooperative, Piazza Meda in testa, che il governatore di Bankitalia Ignazio Visco ha spronato a mettere mano alla governance, vagliando una trasformazione in «Spa».
Dalla Ubi di Victor Massiah gli analisti si attendono 18 milioni di profitti nel solo secondo trimestre dopo i 26 ottenuti a fine marzo (109 milioni la proiezione a dicembre), mentre il consensus si attesta a 31 milioni per la Popolare Milano di Andrea Bonomi e Piero Montani(57 milioni a marzo). Il Banco Popolare di Pier Francesco Saviotti, che tre mesi fa era tornato in attivo di 92 milioni, è infine visto a fine anno attorno a quota 153 milioni, ma un report firmato da Banka Akros ne calcola 106 già a questo giro di boa di metà anno. Sarà interessante come reagirà Piazza Affari ai risultati ufficiali: da luglio, complice la caduta dello spread, Ubi ha guadagnato il 30%, il Banco il 23% e Bpm il 25%.
A impensierire il mercato è però non tanto l'ultima riga del bilancio, ma quella delle rettifiche, dei crediti deteriorati e delle svalutazioni. È la spia di allarme più grave che resta accesa sul pannello di controllo dell'industria creditizia italiana alle prese, nel suo complesso, con 130 miliardi di sofferenze e oltre 200 di incagli. La stessa ragione per cui Bankitalia ha già organizzato ispezioni a tappeto con oltre venti istituti di ogni dimensione passati al setaccio.
Gli esami sono terminati, sovente, con la richiesta diun nuovo giro di vite sul livello delle coperture anche in vista dell'entrata in vigore delle regole patrimoniali di Basilea 3; fino al caso estremo di Popolare di Spoleto e di Tercas, entrambe finite commissariate.
Senza contare che sarà proprio dalle semestrali che il 16 settembre partirà il confronto Abi-sindacati per disegnare il modello di banca del futuro.
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