Rodolfo Parietti
L'azione di sfondamento di Donald Trump è andata a vuoto: la Federal Reserve ha lasciato invariati i tassi (al 2,25-2,50%) nonostante il suggerimento arrivato dal presidente Usa di tagliarli addirittura di un punto percentuale. Jerome Powell scava insomma una trincea fra la Fed e la Casa Bianca, anche se resta da vedere fino a quando il fortino riuscirà a reggere l'assedio. Nelle ultime settimane, il tycoon ha ripetutamente chiesto alla banca centrale di ammorbidire la politica monetaria, così da permettere all'economia di «schizzare come un razzo». Neppure lo scatto in avanti del Pil nel primo trimestre del 3,2% ha tranquillizzato The Donald, che non sembra darsi pace di fronte all'inazione della Fed nonostante un'inflazione sostanzialmente fredda. I prezzi al consumo core, ovvero al netto di alimentari ed energia, sono saliti di appena l'1,6% a marzo su base annua, in calo dall'1,8% di gennaio e del 2% rispetto a dicembre. «Pensiamo che l'attuale livello dei tassi sia appropriato. Non c'è motivo per rivederlo in una direzione o nell'altra», la replica del successore di Janet Yellen. Convinto che l'assenza di spinte sui prezzi al consumo sia solo un fenomeno transitorio, perché se fosse persistente sarebbe «qualcosa di cui dovremmo preoccuparci». Ma nella sua analisi, Powell sottolinea come a fronte di una crescita oltre le attese fra gennaio e marzo, siano rallentati gli investimenti delle imprese e le spese delle famiglie. Luci e ombre che giustificano la posizione attendista di Eccles Building.
«Dobbiamo essere pazienti», ha ribadito Powell. Prevedibile l'irritazione di Trump, al momento però silente.
Ma più che l'allontanarsi della prospettiva di una riduzione del costo del denaro, a inquietare i mercati è un altro fenomeno. Ovvero, la decisione presa dal Fomc (il braccio operativo di politica monetaria) di dare una sforbiciata al tasso di interesse sulle riserve di liquidità in eccesso (il cosiddetto Ioer) dal 2,4% al 2,35%. Powell ha parlato di «semplice aggiustamento tecnico» per mantenere il tasso dei fondi federali nell'intervallo di riferimento. C'è chi però vede nella mossa la conferma che la banca centrale Usa sta perdendo il controllo sui tassi. O che, forse, l'ha già perso. Se infatti il livello dei Fed Fund dovesse superare quello dello Ioer, molte banche potrebbero essere indotte a dare il via a un'azione di prosciugamento delle riserve in eccesso parcheggiate presso la banca centrale.
Con il risultato di causare un surplus di offerta di moneta nel sistema e, quindi, di spingere il livello del costo del denaro ancora più in alto. Non a caso, Bank of America e JPMorgan hanno già invitato la Fed a usare operazioni di pronto contro termine per controllare i tassi a breve termine e frenare le pressioni sui finanziamenti.
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