Premafin, le banche danno l’aut-aut sul salvataggio

Premafin, le banche danno l’aut-aut sul salvataggio

Fonsai vuole consegnare la proposta di integrazione a Unipol completa di tutti i concambi domani o al massimo martedì, ma il salvataggio della galassia Ligresti è sempre più in bilico. Dopo il nulla di fatto del cda di Premafin di venerdì, le banche creditrici hanno infatti scritto l’ultimatum: senza l’accordo sul piano per la «Grande Unipol», non firmeranno la ristrutturazione dei debiti che pesano sulla holding. Una posizione negoziale durissima, da cui dipende la tenuta finanziaria di Premafin che domani alle 11 riunisce l’assemblea dei soci per votare il bilancio, con le necessarie garanzie sulla continuità aziendale.
Vista la sostanziale impossibilità di ottenere anche il via libera di Unipol, Premafin potrebbe ricorrere all’escamotage tecnico di tenere aperta l’assise qualche giorno, in attesa di tutte le firme sui concambi e dell’ok delle banche alla ristrutturazione del debito: 143 milioni saranno riscadenziati e 225 affidati al convertendo.
Quello in corso è quindi un altro fine settimana di trattative forzate per la galassia Ligresti. Mentre prosegue il braccio di ferro con le banche, il top management di Premafin e di Milano sta infatti preparando gli incartamenti da sottoporre ai 2 cda convocati domani mattina a partire dalle ore 9. Da più parti ci si attende battaglia dai consiglieri indipendenti di Milano assicurazioni, anche se il concambio proposto da Fonsai (10,7% dell’aggregato) cade nella parte alta della forchetta (10,2-11%) elaborata dagli advisor. La priorità resta preservare i soci di minoranza, così come hanno fatto gli indipendenti di Fonsai, inducendo il board a limare ulteriormente le pretese di Unipol e a riservare a Premafin lo 0,85%, quota inferiore non solo alle richieste della holding dei Ligresti (0,98%-1,66% la forchetta), ma anche alle stime degli advisor che la proiettavano all’1,1%. Da qui, probabilmente, la scelta di Premafin di temporeggiare; anche se non è chiaro quale sia la strategia della famiglia Ligresti visto che sembra ormai scaduto il tempo per individuare un cavaliere bianco e che Mediobanca minaccia per iscritto di escutere il pegno sul 36% di Fonsai custodito nella holding in mancanza di un accordo sul progetto di integrazione con Unipol.
Un’ulteriore incognita, oltre al verdetto della Consob sull’esenzione dall’Opa obbligatoria, è poi rappresentato dall’offensiva portata dal fronte avversario composto da Sator e Palladio, che hanno presentato un nuovo esposto in Consob sulla condotta degli indipendenti e sulla solidità patrimoniale di Unipol.

Probabile poi la convocazione di una nuova assemblea Fonsai sulla ricapitalizzazione per aggirare l’ostacolo della richiesta di sospensiva ventilata da Matteo Arpe. L’ad di Unipol Carlo Cimbri, invece, deve far digerire alle cooperative socie un peso nell’aggregato pari al 61%, contro il 66,7% inizialmente preteso e il 61,75% poi concordato.

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