Guerra sul petrolio, Goldman Sachs: "Calerà fino a 20 dollari al barile"

Goldman Sachs rivede le sue stime sul prezzo del petrolio: "Riteniamo che il Brent possa arrivare ad essere scambiato a 30 dollari al barile, con cali significativi fino a 20 dollari"

Guerra sul petrolio, Goldman Sachs: "Calerà fino a 20 dollari al barile"

Come nel più classico degli effetti domino, dopo il crollo di Borse e mercati, è il petrolio ad andare a picco come mai aveva fatto dal 1991 a oggi.

Andiamo con ordine. I mercati petroliferi sono scesi in picchiata di oltre 30 punti percentuali dopo che la disgregazione dell'alleanza Opec+ ha innescato una guerra dei prezzi tra Arabia Saudita e Russia. Una guerra che avrà conseguenze sia politiche che economiche.

Secondo quanto riferisce Bloomberg, i futures sul brent hanno dovuto fare i conti con il secondo più grande declino storico nei secondi di apertura delle negoziazioni in Asia, dietro solamente al crollo durante la Guerra del Golfo nel 1991. Come se non bastasse, nello stesso momento in cui il benchmark globale del petrolio precipitava ad appena 31,02 dollari al barile, Goldman Sachs Group avvertiva che i prezzi sarebbero potuto scendere addirittura a 20 dollari al barile.

Il mancato accordo tra Opec e Opec+, unito alla posizione dell'Arabia Saudita, ha spinto Goldman Sachs a rivedere le sue stime sul prezzo del petrolio: "Stiamo tagliando le nostre previsioni per il secondo e terzo trimestre – si legge nel report pubblicato dalla banca - e riteniamo che il Brent possa arrivare ad essere scambiato a 30 dollari al barile, con cali significativi fino a 20 dollari".

La previsione di Goldman Sachs

Goldman Sachs, inoltre, si dice del parere che l'accordo tra Opec e Opec+ fosse comunque sbilanciato e che i tagli alla produzione previsti fossero assolutamente infondati. In ogni caso non ritiene che “nessun accordo di questo tipo” possa venir raggiunto nei prossimi mesi. In tutto questo l'effetto più dirompente di tale profezia è uno: l'inevitabile crollo del prezzo del petrolio.

Secondo Goldman, inoltre, la decisione della Russia di non acconsentire ai tagli proposti dai Paesi Opec per sostenere i prezzi è “razionale”. I tagli, infatti, avrebbero difeso i prezzi ma non le quote di mercato. Per questo motivo si sarebbe dato più potere ai produttori a basso costo senza potere di prezzi, mentre l'economia russa è in grado di far fronte a prezzi del petrolio più bassi.

Ricordiamo che dal novembre 2016 tanto la produzione dell'Opec quanto quella della Russia è stata ridotta di 4,4 miliardi di barili al giorno, mentre nello stesso periodo e nel resto del mondo la produzione è aumentata di 5,7 miliardi di barili.

A questo punto due sono gli schock ribassisti che si troverà ad affrontare il mercato e per di più stiamo parlando di ribassi “altamente in certi con il chiaro risultato di un forte calo dei

prezzi”. Difficile dire cosa succederà nei prossimi mesi anche se Goldman Sachs ricorda che “sappiamo molto bene anche alla luce di quanto accaduto nel 2015-2016 che avverrà un riequilibrio”.

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