Prove di intesa Di Maio-ArcelorMittal

I vertici del gruppo al Mise. Compromesso sull'immunità

Prove di intesa Di Maio-ArcelorMittal

Il governo cerca una soluzione al nodo dell'immunità penale per i vertici dell'Ilva, che è stata eliminata dal decreto Crescita per volontà del Movimento cinque stelle. Ieri pomeriggio il ministro del Lavoro Luigi Di Maio, leader dello stesso Movimento, ha incontrato i vertici di ArcelorMittal per cercare una soluzione in vista dell'incontro del 9 luglio con azienda e sindacati, convocato alla fine di giugno, quando i vertici del gruppo hanno minacciato la chiusura degli stabilimenti ex Ilva.

Al termine dell'incontro l'amministrazione delegato di ArcelorMittal Europa, Geert Van Poelvoorde, l'ad e il country head di ArcelorMittal Italia, Matthieu Jehl (nella foto) e Samuele Pasi, sono usciti senza dire niente. Bocche cucite anche al ministero, ma tra i sindacati prevale un cauto ottimismo.

Il governo sta cercando un punto di incontro che non faccia venire meno il principio, caro ai Cinquestelle, ma garantisca l'azienda che si è fatta carico degli stabilimenti di Taranto mettendo sul piatto 4 miliardi tra investimenti e acquisto. Un impegno per il quale Arcelor pretende garanzie legali precise. In particolare c'è il rischio che la multinazionale dell'acciaio sia chiamata in causa per rispondere delle conseguenze delle precedenti gestioni.

Il punto di caduta che il governo vuole spendere al tavolo di martedì prossimo ruoterebbe proprio attorno alla soluzione a questo problema. Quindi rispetto del principio della legge uguale per tutti e una «manleva» che metta al riparo i nuovi proprietari dal passato.

La prospettiva di un'intesa piace ai sindacati, che ieri hanno incassato una adesione consistente allo sciopero contro la cassa integrazione. Il primo della gestione ArcelorMittal, indetto dopo che il primo luglio sindacati metalmeccanici e azienda hanno rotto le trattative sulla cassa integrazione che, davanti alla crisi di mercato, la società ha avviato per 1.400 lavoratori a Taranto per un periodo di 13 settimane.

Secondo Fiom Cgil, Fim Cisl e Uilm Uil l'adesione è stata «altissima», il 75 per cento. Secondo l'azienda solo il 36% durante il primo turno.

Cig a parte, la speranza è che il tavolo della prossima settimana rimuova l'ostacolo politico.

«Ci aspettiamo - ha spiegato il segretario generale Fiom Cgil Francesca Re David - che l'incontro del 9 luglio consenta di affrontare i nodi veri ed irrisolti riguardanti il piano industriale, il risanamento ambientale e l'occupazione, alla luce delle vicende di queste settimane, a partire dal ricorso alla cassa integrazione e dalla normativa contenuta nel decreto crescita».

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