Ieri Puma si è mossa in Borsa con l'agilità di un felino in allerta: il titolo è balzato del 18%, guidato dalle indiscrezioni su un possibile interesse da parte di un grande gruppo cinese dell'abbigliamento sportivo, Anta Sports Product. Va segnalato che il settore legato all'abbigliamento sportivo continua anche a beneficiare della spinta globale dell'athleisure, che entro il 2034 dovrebbe arrivare a valere quasi 790 miliardi di dollari, un universo dove sport e lifestyle si fondono. E, in questo scenario, Puma appare sempre di più come una preda molto appetibile, al punto che l'azienda cinese di attrezzature e abbigliamento sportivo è solo una tra le società che stanno valutando una potenziale acquisizione. Anta vanta già un ampio portafoglio di marchi, da Fila a Jack Wolfskin, passando anche per Descente. Nei primi sei mesi del 2025, la società ha dichiarato un fatturato di 38,54 miliardi di renmimbi (circa 4,7 miliardi di euro), con una crescita del 14,3% rispetto all'anno precedente. Inoltre, il gruppo non è nuovo a operazioni di larga scala: nel 2019 un consorzio guidato da Anta acquisì per 5,2 miliardi di dollari il gruppo Amer Sports (Salomon, Arc'teryx), poi approdato alla Borsa di New York. Nonostante l'entusiasmo del mercato, ci potrebbe essere un ostacolo significativo rappresentato dalle aspettative di prezzo della principale azionista di Puma, la famiglia francese di François-Henri Pinault (in foto), che controlla quasi il 29% della società tramite la holding Artemis. In una dichiarazione, la famiglia ha ammesso che la sua partecipazione al gruppo sportivo tedesco è ancora interessante, ma non più strategica. In tal senso, ha lasciato intendere un'apertura a nuove opzioni, come la liquidazione delle quote detenute, ma nessuna informazione sul possibile prezzo.
Nel frattempo, sull'altro lato della bilancia, potrebbero pesare anche i risultati deludenti di Puma degli ultimi mesi.
Prima del balzo di ieri, infatti, il titolo aveva perso il 62% in Borsa da inizio anno e il 77% dal suo massimo storico del 2023 arrivando a una capitalizzazione di circa 2,5 miliardi, con vendite in calo del 4,2% a 5,97 miliardi e perdite per 308,9 milioni.