Lo schermo Consob sui grandi soci di Rcs con ogni probabilità resterà «muto» fino a domani, termine ultimo per esercitare i residui diritti d'opzione che equivalgono all'11,2% del capitale. Abbastanza per spostare nuovamente i pesi nel salotto del Corriere della Sera, dove la Fiat di John Elkann ha preso il primo posto con il 20% in pieno contrasto con Diego Della Valle (8,7%) e inducendo l'Antitrust ad aprire un dossier informativo.
All'alba di una settimana decisiva per gli assetti del gruppo editoriale guidato dall'ad Pietro Scott Jovane, che ha chiesto 421 milioni al mercato, continua intanto la caccia al «Mister X» possibile destinatario di quel pacchetto unico di diritti pari al 5% di Rcs, rastrellato da quattro intermediari. Il principale indiziato è Urbano Cairo, fresco acquirente di La7 da Telecom Italia. Tra gli analisti si ragiona sull'eventuale convergenza di intenti tra Cairo e Della Valle, che aveva invitato i grandi soci a fare un passo indietro dal Corriere, arrivando a chiamare in causa il Capo dello Stato. Alcuni non escludono poi che possano entrare in gioco anche altri imprenditori, magari gli stessi Barilla. Voci che sarà possibile dipanare solamente domani quando, se i diritti diverranno azioni e i pacchetti supereranno la soglia di attenzione, i soci vecchi e nuovi saranno costretti a venire allo scoperto, seguendo lo stringente invito lanciato della Consob di comunicare senza indugio ogni loro spostamento.
Mr Tod's, che conduce da mesi la battaglia contro l'attuale assetto del Corriere, venerdì è stato peraltro già ascoltato per oltre un'ora dall'Authority di Giuseppe Vegas e al termine dell'incontro ha definito l'audizione «una giusta routine», aggiungendo di aver parlato anche di altre cose. La restante parte dei diritti di Rcs è invece finita frazionata, probabilmente dalle mani di alcuni fondi hedge, pronti a fare arbitraggio tra il prezzo del diritto e quello dell'azione. Così come è possibile che anche chi ha ritirato le opzioni sul pacchetto del 5%, lo abbia fatto per evitare brutte sorprese e quindi decida di «rottamarli» con poca spesa (passavano di mano a 2 centesimi), senza mai trasformali in azioni.
In questo caso l'inoptato tornerebbe, infatti, sulle spalle del consorzio di garanzia, guidato da Mediobanca, che si occuperebbe poi di pilotarne la vendita plausibilmente a un acquirente «gradito» ai soci stabili.
L'appuntamento per il patto è fissato per mercoledì 31 luglio, quando è in agenda anche il consiglio di amministrazione per approvare la semestrale. Lo stesso patto dovrebbe comunque andare verso una riformulazione light o forse allo scioglimento: il termine per disdettare l'accordo è il 14 settembre.
Questa mattina il giudizio sulla partita Rcs torna a Piazza Affari, dove venerdì il titolo, complice un flottante comunque esiguo, ha chiuso in calo del 3% a Rcs 1,23 euro, meno del prezzo di esercizio dei diritti previsti nella ricapitalizzazione fissato a 1,235 euro.
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