Rcs, pochi soci nel progetto Elkann

Rcs, pochi soci nel progetto Elkann

Il riassetto del patto di sindacato di Rcs parte in salita. Ieri il dg di Italmobiliare (3,8%), Carlo Pesenti, ha ventilato l'ipotesi di un disimpegno.
«In questo momento storico i patti non hanno più ragione di essere, compreso quello di Mediobanca», ha dichiarato Pesenti, precisando che la decisione sull'eventuale disdetta degli accordi di sindacato (Italmobiliare è anche in Piazzetta Cuccia con il 2,62%) sarà presa in un cda la prossima settimana.
Il core business di Italcementi dà buoni segnali: liberare risorse per agganciare la ripresa è un'opzione strategica. Agli attuali prezzi di Borsa la quota in Rcs vale 20 milioni e quella in Mediobanca circa 118 milioni. Con l'uscita dai patti l'investimento sarebbe monetizzabile.
Fermo restando che per il patron del gruppo Giampiero Pesenti tanto Via Solferino quanto Piazzetta Cuccia hanno un valore affettivo.
Carlo Pesenti, tuttavia, ha fatto lo stesso ragionamento che, per altri versi, hanno fatto altri soci storici dell'editore del Corriere. A partire dalla stessa Mediobanca (14,99%), che ha venduto di recente sul mercato lo 0,5% di Rcs non conferito al sindacato. L'ad Alberto Nagel è consapevole che, con un flottante ormai in area 20%, le azioni della Rizzoli sono più facilmente scambiabili e, a partire da marzo (quando l'attuale patto scadrà), si potrà collocarle senza particolari «scossoni», ovviamente confidando nella ripresa del titolo, che oggi scambia poco sopra il prezzo dell'aumento (in Borsa ieri +0,16% a 1,256 euro).
Dato per scontato che Generali (0,9%) e Merloni (0,5%) disdetteranno a fine ottobre, se a Italmobiliare e Mediobanca dovesse accodarsi anche Unipol-Fonsai (5,4%), il patto di sindacato scenderebbe al 36,4% circa. Per Carlo Cimbri uno dei punti chiave, infatti, è rientrare «nella piena disponibilità della partecipazione». In quel caso Fiat (20%), che può contare su una forte sintonia con Intesa (6,5%), sarebbe maggioranza assoluta, rinnovare l'accordo sarebbe impossibile causa obbligo di Opa. Ecco, quindi, che i contatti tra i pattisti portati avanti in qualità di presidente di Exor, John Elkann, assumono una rilevanza decisiva. Perché Rcs, si dice a Milano, «è di Fiat nei libri, ma di Exor nella testa», cioè è una questione tutta di casa Agnelli sebbene in pancia al gruppo automobilistico guidato da Sergio Marchionne.
Di qui la possibilità, avanzata anche da Mediobanca, di stringere un semplice patto di consultazione, meno invasivo e meno problematico dal punto di vista regolamentare perché coinvolge i soci sulle designazioni senza «bloccare» le azioni. Va ricordato che il notaio Piergaetano Marchetti da tempo è stato consultato su forme alternative e più «leggere» di sindacato. Un eventuale coinvolgimento di Urbano Cairo (2,8%) potrebbe cambiare la prospettiva.

L'ultima parola spetterà al patto del 7 ottobre. Il tempo gioca a favore di Diego Della Valle, che con il suo 9% ha sempre combattuto per «rottamare» i vecchi schemi, contando e non pesando le azioni. Una convivenza con John Elkann è però molto improbabile.

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