Ieri il cda di Rcs, che doveva deliberare la cessione dell'immobile di via Solferino, non c'è stato. Motivo: l'improvvisa impossibilità a partecipare alla riunione del presidente Angelo Provasoli. La riunione poteva essere presieduta anche dal vicepresidente, Roland Berger. Invece il consigliere Piergaetano Marchetti ha dato lettura di un breve comunicato, rimandando il consiglio a martedì prossimo. A questo punto si potrebbe anche pensare che il gruppo che edita il Corriere della Sera voglia prendere tempo per la vendita, al fondo di private equity Blackstone, che ha presentato un'offerta valida fino al 15 novembre per lo storico immobile che ospita la sede del quotidiano. Il rinvio, infatti, lascerebbe intendere che non ci sia ancora un accordo sulla cifra della vendita, 120 milioni, ritenuta evidentemente troppo bassa. Ma c'è dell'altro: la dura presa di posizione del cdr (la rappresentanza sindacale dei giornalisti) del quotidiano milanese.
Il comitato di redazione, prima del cda di ieri, ha scritto una lettera al presidente Provasoli ribadendo la richiesta di non procedere alla vendita del «prestigioso immobile in via Solferino-San Marco». E minacciando, in caso di cessione, «la possibilità di avviare un'azione di responsabilità a carico dei componenti del consiglio di amministrazione per aver procurato un grave danno patrimoniale alla società». La presa di posizione del cdr era stata preceduta da un comunicato sul quotidiano, in cui si immaginava di scrivere, di fianco alle insegne di via Solferino, i nomi dei consiglieri che ne avevano deciso la vendita, in questo 2013, a imperitura memoria. Insomma, una levata di scudi che deve aver prodotto qualche risultato.
Bisogna ora vedere cosa può succedere di qui a martedì prossimo. Se si andrà allo scontro. O se l'ad del gruppo, Pietro Scott Jovane, si convicerà a seguire strade alternative.
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