Prendi i soldi e scappa. Il risultato non cambia, che sia Totò che vende la Fontana di Trevi a ignari turisti in Totò Truffa, o che sia un Archimede digitale che abbindola potenziali investitori con l'idea di una valuta elettronica destinata al godimento, in pieno anonimato, di video porno in streaming. Il bottino, una volta raccolto, evapora insieme con la mente che lo ha ideato, anche quando la truffa è digitale.
Tra settembre e novembre, Fantasy Market Tokens ha promosso tramite Ico (initial coin offering, offerta iniziale di valute) la vendita di FMtokens, gettoni sviluppati sulla blockchain (piattaforma) di Ethereum che avrebbero dovuto garantire una via di accesso semplificata a vetrine porno on line (la rivale Titcoin è stata riconosciuta da PornHub). Il progetto dovrebbe aver raccolto tra i 2 e i 5 milioni di dollari, un risultato inferiore all'obiettivo di 25 milioni. Ma comunque una buona cifra che è svanita nel nulla insieme, a quanto pare, al fondatore di Fantasy Market noto con lo pseudonimo di Jonathan Lucas. Il sito ha chiuso un mese fa e da allora non si hanno più notizie: i gettoni non sono stati rilasciati e le richieste di risarcimento, come si legge nelle proteste va web, giacciono sonni profondi.
Lo ha denunciato il New York Post riportando le dichiarazioni di quattro investitori che, nonostante le reiterate richieste, non sono riusciti a rientrare in possesso di quanto versato per i porno gettoni. Sul suo sito di Family Market chiede agli investitori di far pervenire entro fine aprile le richieste di risarcimento: si sottolinea tuttavia che il tasso di cambio tra Ethereum (utilizzati per l'acquisto degli FMToken) e dollari sarà quello della quotazione degli Ethereum all'epoca del versamento. Il che significa, considerando il rally corso da Ethereum negli ultimi mesi (a settembre valeva 370 dollari oggi 1.190), che gli investitori perderebbero in ogni caso la rivalutazione d'oro di Ethereum di cui rimarrebbe beneficiario Fantasy Market.
Le Ico (initial pubblic offering) come gli FMtokens rispetto alle sorelle maggiori, dai Bitcoin a Ripple, consentono usi più limitati, ma grazie alla febbre da criptovaluta e al Far West regolatorio sono diventate popolari tra gli investitori a caccia di nuovi miracoli del web. Le Ico sono lanciate per promuovere determinati progetti finanziati, appunto, dalla raccolta in rete: l'investitore in cambio generalmente di valute digitali riceve criptovalute o gettoni che può, a sua volta, negoziare.
Si tratta di uno strumento dai molteplici usi, tanto che stanno pensando di utilizzare una Ico per creare anche colossi web come Telegram (si parla di un'operazione da 500 milioni di dollari) e Facebook, senza considerare Petro, la criptovaluta del Venezuela che dovrebbe essere lanciata il 14 gennaio.
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