La ricetta Volkswagen: modelli nuovi e stile italiano

Il gruppo, che ora vuole la Ducati, investirà nei prossimi 5 anni oltre 62 miliardi

La ricetta Volkswagen: modelli nuovi e stile italiano

Wolfsburg - Il volume che contiene i dati del bilancio 2011 di Volkswagen Group pesa oltre un chilo e mezzo e racchiude 362 pagine confezionate in una grafica elegante, ricca quanto basta per comunicare la forza del Konzern tedesco che vede avvicinarsi il traguardo dei 10 milioni di autoveicoli, fissato per il 2018, che lo farebbe salire al primo posto tra i costruttori. Nel 2011 i marchi del gruppo, saliti a 10 lo scorso novembre con l’acquisizione di Man (costruttore tedesco che va a formare con Scania un nuovo colosso dei trucks), hanno venduto 8,3 milioni di veicoli, un milione in più rispetto al 2010 (+14,9%), che valgono il 12,3% del mercato globale. Salgono a livelli record il fatturato, con ricavi di 159,3 miliardi (+25,6%), e l’utile operativo, 11,3 miliardi (+57%) e crescono gli addetti impiegati: da 399mila a 502mila (nuove assunzioni sono previste per il 2012 anche in Europa), grazie anche alle acquisizioni di Man e di Porsche Holding Salzburg, distributore delle vetture del gruppo in diversi Paesi mitteleuropei. Premiati, per questi risultati, i membri del board (a cominciare dall’ad Martin Winterkorn, che ha intascato 17,5 milioni), ma anche i dipendenti (un bonus di 7.500 euro è andato ai lavoratori di Volkswagen, qualcosa di più a quelli dell’Audi). Impossibile, sfogliando i dati di bilancio, trovare punti deboli nella corazzata di Wolfsburg che sembra possedere risorse e anticorpi per crescere anche dove, come nella malconcia Europa, il mercato, nel 2011, ha cominciato a lanciare i primi messaggi di crisi.
Non ci sono aree geografiche dove la società non sia in crescita, e le percentuali di aumento vanno dal +5,1% del Sudamerica al 21,4% del Nordamerica (+12,35% in Europa). Non c’è un terreno sul quale, oggi, un gruppo automobilistico possa competere alla pari con il colosso di Wolfsburg governato dal presidente del consiglio di sorveglianza Ferdinand Piëch, l’uomo che, nel corso degli anni, ha messo a punto la strategia della diversificazione attraverso l’acquisto dei diversi marchi che offrono oggi una gamma di 240 modelli: dalla city-car up! ai truck da 50 tonnellate di Scania e Man, passando per i 700 cavalli della Lamborghini Aventador. E oltre 150 progetti sono in fase di sviluppo per sostituire modelli attuali, ma anche per conquistare, o addirittura creare, nuove nicchie, impresa in cui Vw può contare su manager italiani che occupano posizioni chiave: da Walter de’ Silva, capo designer di Vw Group, a Luca De Meo, direttore globale del marketing, fino a Giorgetto Giugiaro con l’Italdesign. A disposizione c’è gran parte dei 62,4 miliardi di investimenti pianificati per i prossimi 5 anni (altri 14 miliardi stanziati per la sola Cina) in ricerca e sviluppo.

Senza fretta verrà portato a termine la fusione con la Porsche (comunque sempre più integrata nel gruppo), mentre non si possono escludere, dopo la rottura definitiva con l’orgogliosa Suzuki, altri acquisti, a cominciare da quello della Ducati.

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