Economia

Il Riesame «scagiona» Palenzona

I giudici smontano la tesi dei pm e annullano il sequestro dei documenti. Unicredit: «Ha la piena fiducia»

Il tribunale del Riesame «smonta» il dossier della Procura di Firenze sul vicepresidente di Unicredit Fabrizio Palenzona, finito un mese fa nel mirino dell'antimafia con l'accusa di associazione a delinquere. I giudici hanno infatti annullato ieri il sequestro dei documenti, sostenendo il non sussistere del fumus di reato su cui i pm stanno indagando.

Il teorema degli inquirenti è che Palenzona, che siede anche alla presidenza di Adr ed è uno degli uomini più influenti del mondo finanzario italiano, si sia prodigato per favorire la ristrutturazione di un debito da 60 milioni contratto dall'immobiliarista Andrea Bulgarella (considerato dall'accusa in rapporti con il boss Messina Denaro) nei primi anni 2000 con l'allora Banco di Sicilia, poi confluito insieme a Capitalia in Unicredit. Tesi però ribaltata dal Riesame che, con un provvedimento di 13 pagine, certifica come Unicredit non abbia mai approvato la ristrutturazione del debito di Bulgarella ma, al contrario, posto «puntuali condizioni», ed esclude eventuali «artifici» o «raggiri».

Non appena ricevuto il documento, Unicredit ha riunito un board straordinario «allargato» ai sindaci e al comitato audit. Analizzata la situazione, la banca ha quindi confermato, come già a metà ottobre, «piena fiducia» a Palenzona e agli altri due manager coinvolti: il capo dei rischi Massimiliano Fossati e il responsabile del corporate Italia, Alessandro Cataldo.

Il verdetto del Riesame rappresenta un punto importante per l'immagine della più internazionale tra le banche italiane. Non per nulla l'ad Federico Ghizzoni ha gestito da subito il caso in prima persona, tenendo stretti contatti con la Vigilanza e avviando profondi controlli interni. Il capo azienda l'11 novembre svelerà, oltre ai conti trimestrali (458 milioni l'utile secondo il consensus degli analisti) un nuovo piano industriale che potrebbe portare in grembo fino a 12mila esuberi, di cui 4-5mila in Italia anche attraverso i prepensionamenti.

Le 13 pagine compilate dal Riesame, oltre a certificare l'assenza di prove sufficienti ad affermare che Bulgarella sia stato oggetto di un trattamento di favore da parte di Unicredit-Palezona o che vi sia stata una truffa, evidenziano come la banca lo giudicasse uno dei costruttori siciliani «più puliti». Dagli accertamenti «non risulta» peraltro che le attività in Toscana di Bulgarella, siano state rese possibili dall'impiego di «capitali illeciti», anche perché non basta per tale supposizione il solo fatto che «l'immobiliarista sia originario del Trapanese», zona d'elezione della cosca di Messina Denaro. «È giusto così. Il tribunale del Riesame non poteva che prendere atto del fatto che il decreto di sequestro si fondava letteralmente sul nulla», ha detto il legale di Palenzona, Massimo Dinoia.

«Soddisfatto» anche Bulgarella, sebbene per lui resti l'accusa di appropriazione indebita legata ai suoi rapporti con l'ex dg di Banca di Cascina, Vincenzo Littara.

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