Economia

Irpef, Iva, titoli di Stato, case: così cambieranno le tasse

Sono ancora tanti i temi da affrontare in grado di creare profondi dissidi tra le forze politiche che supportano il governo Draghi

Irpef, Iva, titoli di Stato, case: così cambieranno le tasse

Il nuovo sistema fiscale si avvia verso l'ultima fase di costruzione: nel caso in cui gli accordi raggiunti tra le forze politiche che sostengono il governo Draghi dovessero reggere, dopo le votazioni prima in Camera e poi in Senato, in soli 18 mesi tutto il pacchetto dovrebbe essere rivoluzionato.

Irpef

La riduzione degli scaglioni Irpef da 5 a 4 non doverebbe essere quella definitiva, dato che si parla di un ulteriore intervento per raggiungere il numero di 3 aliquote. L'obiettivo dell'esecutivo è quello di ridurrre le aliquote medie effettive e marginali, a cominciare dai redditi medio-bassi. Ciò servirebbe, quantomeno dichiaratamente, per incentivare l'ingresso nel mondo del lavoro dei giovani e del "secondo percettore di reddito" del nucleo familiare (in genere, per quanto concerne i dati registrati nel nostro Paese, una donna).

Dovrebbe essere invece confermata la flat tax al 15% per le "partite Iva", con la previsione di uno scivolo di 2 anni per quanti escono dal regime forfettario. La soglia e l'aliquota non sono ancora state definite, anche se un'ipotesi pare essere quella di far pagare il 20% fino alla cifra di 80mila euro.

Pare quasi certo l'approdo al cosiddetto "cashback fiscale", ovvero l'opzione di incassare il rimborso di certe spese (a partire da quelle sanitarie) fin da subito, ovvero senza attendere i tempi della dichiarazione dei redditi, sempre che si accetti di utilizzare piattaforme (come la App Io) che presuppongono l'approdo del diretto interessato all'"identità digitale".

Affitti e Btp

Il nuovo sistema fiscale dovrebbe prevedere una distinzione tra le imposte sul reddito dei cittadini (che sarebbero progressive) e quelle applicate invece sui redditi da capitale immobiliare/mobiliare (le quali verrebbero applicate in modo proporzionale). Lo schema appare tutt'altro che definito, con un quadro ancora da modulare, viste le frizioni interne al governo.

Le aliquote attuali per la cedolare secca sono distinte in "ordinaria" (21%) e agevolata (10%) per gli affitti a canone concordato siglati nei Comuni ad alta densità abitativa e in quelli con meno di 10mila abitanti che negli ultimi 5 anni sono risultati colpiti da eventi calamitosi. Altro tema dibattuto sarà quello relativo alla tassazione dei prodotti finanziari, che potrebbe presto cambiare. Ad oggi l'aliquota sui Btp è al 12,5%, ma si era di recente aperta la via verso l'introduzione di due aliquote sui redditi da capitale del 15% e del 26% e infine addirittura di un'unica aliquota proporzionale al 23% (quindi decisamente più alta rispetto alla tassazione in essere). Il rischio dell'aumento sia della cedolare secca che delle aliquote sugli investimenti (specie i Btp) ha portato a uno scontro: al momento si parla di ridefinire e "armonizzare" le aliquote evitando la drastica riduzione, ma la situazione sarà decisamente spinosa da risolvere.

L'incubo catasto

Comuni e Agenzia delle entrate saranno investiti di nuovi poteri con lo scopo di provvedere alla nuova mappatura degli immobili e dei terreni di proprietà dei cittadini italiani, che dovrà essere completata e disponibile entro il 1°gennaio 2026. Aperta, quindi, la caccia ai cosiddetti immobili fantasma, a quelli abusivi e a quelli accatastati in modo non perfetto. Lo Stato, tramite queste nuove tassazioni, punta a mettere le mani su un tesoretto che dovrebbe consentire, quantomeno nelle intenzioni, di ridurre l'Imu. Nessun cambiamento, pare, dovrebbe esserci per il resto dei contribuenti. Ciò nonostante, tuttavia, è bene sottolineare il fatto che, accanto alla "rendita catastale", la nuova mappatura creerà la "rendita ulteriore". Il timore è che questa possa diventare la base imponibile di una nuova e ben più pesante tassazione sugli immobili, visto che potrà basarsi anche su criteri di valutazione che includono persino il valore di mercato. Una via a cui il centrosinistra ha aperto, scontrandosi col centrodestra che ne ha invece richiesto la cancellazione.

Il destino dell'Irap

L'imposta regionale sulle attività produttive dovrebbe invece essere abolita gradualmente. Già cancellata per le partite Iva, essa sarà prossimamente abolita anche per le società di persone, gli studi associati, le società tra professionisti e le società di capitali.

Il mancato gettito dell'Irap, tuttavia, sarà un duro colpo sia per le Regioni che per i cittadini, provvedendo essa a coprire spese di primaria importanza come quelle sanitarie.

Ad ora si parla solo dell'intenzione di coprire quell'insidiosa lacuna con altre non ben definite risorse economiche.

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