A passare il Ferragosto in fabbrica, quest'anno, sono stati in tanti. Ma non tutti per le stesse ragioni: chi al lavoro, perché finalmente sono ripartiti ordini e commesse, e chi, con moglie e figli, accampato nello stabilimento per salvare i macchinari e il posto di lavoro. L'autunno alle porte promette di essere caldo: tante le vertenze aperte, che coinvolgono aziende anche di primissimo piano, mettendo a rischio migliaia di lavoratori. Tra i più colpiti, il settore siderurgico: dall'Ilva di Taranto alla Lucchini di Piombino, dalla Ast di Terni (ex Thyssen) all'Alcoa di Portovesme, tutte alle prese con ristrutturazioni, commissariamenti, chiusure in vista. Ma soffre anche la realtà dei distretti produttivi, le «multinazionali tascabili», orgoglio del made in Italy. Nel Barese, la Natuzzi, numero uno del mobile imbottito, dopo aver annunciato esuberi per oltre 1.700 unità ha visto aprirsi un tavolo al ministero dello Sviluppo economico. Come accade alla Indesit di Fabriano, regno dell'elettrodomestico «bianco»: il confronto allo stesso ministero ripartirà il 17 settembre, dopo mesi di scioperi e mobilitazioni.
La crisi, però, colpisce anche realtà magari meno conosciute, ma attive in comparti altamente specializzati e con organici di tutto rispetto.
Ancora nel Barese, i 200 operai della Om Carrelli hanno trascorso il Ferragosto con le famiglie davanti ai cancelli della fabbrica, dove sono accampati da mesi giorno e notte: obiettivo, garantirsi un futuro dopo che la Kion, proprietaria tedesca, ha denunciato lo stato di crisi due anni fa e ha poi fermato la produzione, una volta fallite le trattative per la cessione agli inglesi della Frazer Nash.
Ora i lavoratori fanno la ronda, a turno, per bloccare i camion che dovrebbero portare via i carrelli e il materiale rimasto nello stabilimento, valore 18 milioni di euro. Mentre i dipendenti della Firem, azienda che produce resistenze elettriche a Formigine, nel Modenese, accorsi in extremis per presidiare lo stabilimento, sono riusciti solo a impedire la partenza dell'ultimo autocarro: macchinari e merci sono stati portati via a sorpresa dalla proprietà, intenzionata a delocalizzare in Polonia.
Un contrasto stridente con il «Ferragosto del fare» vissuto in altre aziende, che toccano con mano i segnali di ripresa e superano anche i vecchi conflitti interni. Nello stabilimento di Susegana (Treviso) dell'Electrolux, si lavora anche la settimana di Ferragosto, con la benedizione di Fiom, Fim e Uilm, per far fronte a una commessa improvvisa di 2mila frigoriferi (ieri ne sono stati prodotti 600): per lo stesso motivo, nei mesi scorsi sono stati introdotti straordinari obbligatori il sabato, accolti con soddisfazione. Il colosso svedese lo scorso febbraio aveva annunciato 1.129 esuberi in Italia e dato il via ai contratti di solidarietà.
Buone notizie anche da un marchio storico del made in Italy, Richard Ginori, salvata in extremis dal gruppo Gucci, e ora tornata in piena attività: i due forni appena riaccesi non si fermano neppure in agosto e i 230 dipendenti si dividono le ferie a rotazione, anche qui in pieno accordo con i sindacati.
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