Coronavirus

Rischio liquidità per le imprese: "servono tre mesi per i fondi"

Per il centro studi Confindustria il rischio è che i fondi possano arrivare alle imprese troppo tardi

Rischio liquidità per le imprese: "servono tre mesi per i fondi"

È il tempo il fattore determinante. Il decreto liquidità messo a punto dal governo per sostenere le imprese in questo periodo di crisi economica dovuta all'avanzata della pandemia di Covid-19, rischia di arrivare troppo tardi e non riuscire a tutelare il mondo imprenditoriale dall'onda d'urto del Coronavirus con il conseguente blocco delle attività.

Secondo Confindustria, difatti, per accedere ai fondi la tempistica delle procedure potrebbe richiedere fino a due - tre mesi, e questo se il via libera dell'Europa arrivasse in tempi rapidissimi e se il software Sace facesse altrettanto.

Troppo tempo, considerano l'esigenza immediata di liquidità delle imprese. Secondo il centro studi dell'associazione degli industriali:"Se l'epidemia finisse a giugno il fabbisogno di liquidità nel 2020 è stimato in 30 miliardi di euro, di cui gran parte necessari tra aprile e giugno; diventerebbero 80 miliardi in uno scenario pessimistico con fine epidemia a dicembre". E senza moratoria sui prestiti (misura varata a marzo, per le Pmi libere da sofferenze), queste cifre salgono a 42 e 107 miliardi. Se si includono le imprese che già avevano problemi di liquidità, si arriva a 57 e 138 miliardi. Si ipotizza che anche la spesa per beni intermedi e lavoro si riduca, molto meno dei ricavi".

Si tratta di cifre considerevoli di cui si ha necessità nell'immediato, perché se non si dovesse sostenere il tessuto imprenditoriale in questo momento di lockdown il rischio è che quanto questo periodo sarà terminato ci sarà da dover ricostruire parte del mondo produttivo de nostro Paese.

Difatti, come evidenziato da viale dell'Astronomia:"Si rischia che le riserve di cassa si azzerino rapidamente e che tante imprese non riescano più a far fronte ai pagamenti: questo potrebbe condurre a una diffusa crisi di solvibilità nel settore produttivo, anche per imprese con bilanci solidi prima del Covid-19. Per molte imprese ciò preannuncia un azzeramento delle possibilità di spesa in beni di capitale".

Come dichiarato da Marco Nocivelli, presidente di Anima Confindustria a il Sole 24 Ore:"Se bisognerà fare le istruttorie per tutte le richieste il sistema bancario sarà sommerso. Sarebbe un disastro perché le imprese hanno immediata necessità di liquidità. Invece sento dire che si temporeggia in attesa di istruzioni. Se vogliamo risolvere un' emergenza con schemi antichi, rischiamo la paralisi. Banche, Sace, Mef, Cdp ci sono troppe teste decisionali”. “La disponibilità della liquidità è una notizia ottima, ma bisogna erogarla in maniera diretta. Penso alla concessione immediata dei fondi in attesa dell' approvazione dell' istruttoria, allo sconto totale delle fatture o al finanziamento con vincolo di mandato per pagare gli stipendi e i fornitori. Si darebbe liquidità all' intero sistema”.

Se si riuscisse a velocizzare tempi e procedure arrivando a dare nell'immediato liquidità alle imprese, gli industriali evidenziano la necessità di fare attenzione sui successivi piani di ammortamento dei prestiti:"ll piano del governo per dare liquidità alle imprese si basa sull'assunzione che il sistema bancario italiano, grazie all'elevata quota di garanzie pubbliche, sia in grado di generare un grande ammontare di credito addizionale in tempi brevi: ciò andrà monitorato con attenzione.

Questi prestiti andranno poi rimborsati alle banche; in caso di un eventuale inadempimento dell'impresa si ricorrerebbe alla garanzia, quindi si spenderebbero fondi pubblici: cruciale è stabilire un ammortamento dei prestiti su orizzonti sufficientemente lunghi, ai massimi consentiti per legge".

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