Milano, domenica mattina. Le vie del centro si animano al passaggio, ordinato e festoso, degli alpini. Dal marciapiede li osservo sfilare. Non ricordavo dell'appuntamento annuale che hanno in Duomo per ricordare i caduti per la Patria, la nostra Italia. Mi ritrovo a riflettere sul contrasto evidente tra il senso di appartenenza, di giovani e vecchi, che comunicano i loro volti, le loro storie e il triste spettacolo che offre la gran parte dell'italica classe dirigente. L'aria trita della politica con partiti che nascono ogni giorno senza che le persone normali ne avvertano la necessità. L'improvvisazione che regna sovrana nelle stanze affollate dei decisori pubblici. L'assenza generalizzata di un minimo di sentimento riformatore. Domina il vuoto e la distanza siderale dal Paese reale. Lorsignori appartengono solo a se stessi.
Ma l'Italia autentica, quella che comunica valori indissolubili, che ha voglia di costruire, la vedo sfilare adesso a un passo da me. Le persone applaudono al transitare delle penne. Il bene è sempre contagioso. Anche la signora Angela, la mia edicolante di fiducia che ancora fa il proprio lavoro con assoluta passione (virtù non comune), ha abbandonato per qualche secondo il suo presidio per unirsi al momento di allegria e memoria.
Anch'io sollecito la memoria e rivado ai bellissimi anni di condivisione e amicizia in una delle più antiche società alpinistiche milanesi, la Falc (senza K finale), acronimo di Ferant Alpes Laetitiam Cordibus, diversi soci sono alpini e sfilano. E mi sorprendo a riconoscere che nulla si perde di quel che vale. Già. Benedetta domenica.
Per qualche istante lontani da un commento sui Bitcoin o da un'analisi sugli effetti prodotti dall'introduzione dei Pir. Riscoprire l'amor di patria, grazie agli alpini, ha grande valore. Umano. E quindi economico.www.pompeolocatelli.it
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