Ritardi pagamenti della Pa, l'Italia rischia maximulta

La Cgia di Mestre denuncia che l’Italia rischia una maximulta di 2 miliardi di euro per i debiti non pagati dalla Pubblica amministrazione per i debiti non pagati dalla Pubblica amministrazione

Ritardi pagamenti della Pa, l'Italia rischia maximulta

L’Italia rischia una maximulta di 2 miliardi di euro per i debiti non pagati dalla Pubblica amministrazione per i debiti non pagati dalla Pubblica amministrazione. A denunciarlo è Paolo Zabeo, coordinatore dell'Ufficio studi della Cgia di Mestre, visibilmente preoccupato dopo la sentenza di condanna dell’Italia emessa dalla Corte di giustizia europea, emessa il 28 gennaio scorso.

Una multa molto simile a quella presa per le quote latte, ma questo “potrà essere evitato se lo Stato italiano metterà fine in tempi rapidissimi a questa cattiva abitudine. Ipotesi, viste le performance realizzate nel 2019, difficilmente attuabile" spiega la Cgia. Zabeo evidenzia che "sebbene la situazione negli ultimi anni sia migliorata, in particolar modo a seguito dell'introduzione della fatturazione elettronica i ritardi dei pagamenti nelle transazioni commerciali con la Pa costituiscono ancora adesso un malcostume molto diffuso nel nostro Paese". Stando ai dati a disposizione della Cgia "nel settore della sanità e in quello delle costruzioni i ritardi, rispetto ai tempi massimi di attesa previsti dalla legge, vengono superati, secondo le rilevazioni effettuate dalle associazioni imprenditoriali di questi settori, rispettivamente di 39 e di 73 giorni di media". Una situazione che, come spiega Renato Mason, segretario della Cgia, colpisce soprattutto il Mezzogiorno e che, unita alla “contrazione degli impieghi bancari nei confronti delle aziende, ha peggiorato la tenuta finanziaria di moltissime piccole realtà produttive che tradizionalmente sono sottocapitalizzate e a corto di liquidità".

Dalla Cgia sottolineano, inoltre, che“nessuno è in grado di affermare a quanto ammonta esattamente il debito commerciale della nostra Pa, nonostante le imprese che lavorano per quest'ultima abbiano da parecchi anni l'obbligo di emettere la fattura elettronica". Solo Bankitalia sarebbe riuscita a stimare che i debiti commerciali della pa si aggirerebbero su una cifra pari a 53 miliardi e tutto questo caos continua a persistere sebbene la fatturazione elettronica sia in vigore già dal 2017. "L'utilizzo del condizionale è d'obbligo, visto che il periodico monitoraggio condotto dai ricercatori di via Nazionale si basa su indagini campionarie condotte sulle imprese e dalle segnalazioni di vigilanza da cui emergono dei risultati che, secondo gli stessi estensori delle stime, sono caratterizzati da un elevato grado di incertezza" aggiunge la Cgia. Tra le cause dei ritardi nei pagamenti, oltre alla mancanza di liquidità da parte della pubblica amministrazione, vi sono notevoli inefficienze che non consentono di emettere i certificati di pagamenti in tempi brevi e le inevitabili contestazioni allungano ulteriormente i tempi.

Infine la Pa, sempre più spesso, chiede ai fornitori di ritardare l’invio delle fatture o la consegna stessa dei lavori. In alternativa propone “di accettare, durante la stipula del contratto, tempi di pagamento superiori ai limiti previsti per legge senza l'applicazione degli interessi di mora in caso di ritardo".

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