Roma e Milano oltre l'Alitalia: i grandi scali pronti alla svolta

Ecco quanto "vale" il gruppo, ma Fiumicino sta già colmando con i concorrenti e a Malpensa è marginale

Roma e Milano oltre l'Alitalia: i grandi scali pronti alla svolta

La crisi di Alitalia espone a rischi anche i suoi fornitori, a cominciare dagli aeroporti. Ieri Vito Riggio, presidente dell'Enac, ha lanciato l'allarme, ipotizzando «effetti dirompenti» sull'aeroporto di Fiumicino, dove la compagnia ha «una presenza rilevante»: 47% in termini di passeggeri, che sono 40,9 milioni, 29% in termini di ricavi aeronautici sul bilancio di Aeroporti di Roma, che fattura 1 miliardo. Il rischio-Alitalia in termini economici vale un terzo, e non la metà; sempre cifre importanti, ma più contenute. Adr è controllata al 99,3% da Atlantia, gruppo Benetton, quotata in Borsa; il gruppo è stato un importante azionista di Cai, la cordata italiana che ha controllato Alitalia fino all'amministrazione straordinaria. Adr non comunica la propria esposizione verso singoli vettori, ma indica il dato complessivo dei crediti nei confronti dei clienti: 316 milioni. E Alitalia è il primo.

Più esplicita la Sea, controllata dal Comune di Milano, che gestisce gli aeroporti di Malpensa e Linate (33 milioni i passeggeri attesi nel 2018). Illustrando il bilancio 2017, il presidente Pietro Modiano ha detto che la società ha accantonato 25 milioni di crediti Az finiti nella procedura di liquidazione, ed è difficile dire quanto potrà essere recuperato: «Speriamo che qualcosa arrivi, più di zero», ha detto, confortato da un utile netto di 76,9 milioni. Comunque, ha riferito, i pagamenti da parte della gestione commissariale sono regolari «e non siamo preoccupati». Anche a Roma i pagamenti dei commissari arrivano puntuali. Da osservare che a Malpensa il peso di Alitalia è marginale, solo due voli per New York e Tokio, mentre a Linate la posizione è importante: il 60% degli slot.

Nonostante Alitalia gli aeroporti crescono. Grazie, innanzitutto al buon andamento del trasporto aereo nel mondo, e nel caso di Milano anche all'appeal acquisito dalla città con l'Expo e non solo. Va detto poi che Roma è città turistica e il suo traffico è soprattutto di arrivo; Milano, città commerciale, è invece la capitale italiana del traffico business in partenza e più pregiato. A Fiumicino nel primo trimestre sono transitati circa 8,5 milioni di viaggiatori (+2,5%). Lo sviluppo è trainato dal lungo raggio (+ 17,9%). La strategia è di differenziare le compagnie clienti, mentre il peso di Alitalia è progressivamente calato.

Strategia adottata, dal 2008, a Malpensa dopo la perdita di 7 milioni di passeggeri in seguito al dehubbing di Alitalia. Fu un colpo micidiale: solo oggi Malpensa è tornata a livelli vicini a quelli del 2007, l'anno record. Nel 2017 lo scalo è cresciuto del 14,1%, più del doppio della media nazionale.

Potrebbe accadere qualcosa di simile a Fiumicino, cioè un tracollo improvviso se Alitalia finisse inghiottita da un acquirente senza scrupoli? La risposta è no. Se anche sparisse o diventasse straniero il marchio Alitalia, la domanda andrà soddisfatta con un'offerta non inferiore a oggi: lo decide il mercato.

All'epoca Alitalia scelse uno dei due hub che utilizzava; oggi l'hub di Fiumicino è uno solo e non appare sostituibile, chiunque sia il nuovo padrone.

Infine, l'idea di una presenza pubblica nel capitale è in funzione di una garanzia nazionale; il governo potrebbe avere voce sulle strategie, perché Alitalia è comunque una grande, irrinunciabile infrastruttura del Paese.

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