Economia

Ma la Russia e la Cina sono già pronte ad abbracciare i greci

Mosca punta al gasdotto, Pechino vuole il porto del Pireo

Mentre in Europa si discute di crisi finanziaria greca e di ulteriori sanzioni a Mosca per il caso ucraino, a oriente si materializzano nuovi affari alla voce idrocarburi, con due istituzioni che hanno innestato la quarta: la banca dei Brics e la potente Sco, ovvero l'ente finanziario concorrente del Fmi e la Shanghai Cooperation Organization, attovagliati l'8 luglio prossimo in un vertice nella città russa di Ufa Bashkortostan. Obiettivo: progettare nuovi business legati al gas e alle infrastrutture. Prima tappa la pipeline che dalla Russia porterà il combustibile nel sud Europa.

Siamo infatti alle firme tra Grecia e Russia per il gasdotto turco-ellino-russo targato Gazprom, il cui memorandum di intesa è stato siglato a San Pietroburgo tra Alexander Novak, ministro dell'Energia di Putin e l'omologo greco Panagiotis Lafazanis, che incasserà circa 5 miliardi di euro di anticipo.

La società incaricata, la Spc, vedrà la partecipazione in qualità di investitori strategici di Veb Capital e della «Public Corporation Energy Investments Sa - Depene ar», una nuova società di Stato greca. Un'operazione che per la sola Grecia porterà 20mila nuovi posti di lavoro, successiva alla decisione del ministero di prolungare i termini di presentazione delle offerte per la seconda esplorazione e lo sfruttamento degli idrocarburi in 20 aree marine della Grecia occidentale e sud di Creta. Un invito, si dice, forse rivolto proprio a Mosca e pare già raccolto, come dimostrano le parole del vice premier russo Arkady Dvorkovich al canale televisivo Rt. Ha assicurato che «i progetti di investimento e gli scambi con la Grecia sono la priorità per noi, se hanno bisogno di assistenza finanziaria, prenderemo in considerazione questa eventualità».

Ma non è tutto, perché Gazprom investirà 8,8 miliardi dollari fino al 2017 in un gasdotto lungo circa quattromila chilometri, chiamato «Siberian Power», che porterà gas in Cina. La nuova infrastruttura si inserisce all'interno del contratto di fornitura di gas trentennale siglato nel maggio del 2014 tra Mosca e Pechino per complessivi 400 miliardi. Una sensibilità, quella di russi e cinesi verso investimenti mirati nel Mediterraneo, che trova conferma nella volontà di Pechino di assicurarsi il 100% del porto greco del Pireo, dove la Cosco già detiene alcuni moli, al fine di farne uno strategico snodo sud europeo per i containers del Sol levante. «La Grecia è in una fase cruciale e la Cina vuole che resti nell'Ue. Daremo il nostro contributo perché questo accada», ha osservato il viceministro degli Esteri, Wang Chao.

Una sterzata, netta, dei confini energetici sulla cartina geopolitica eurasiatica. La Grecia, a un passo dal default e zavorrata da un isolamento politico totale, potrebbe diventare paradossalmente l'hub mediterraneo per l'energia, grazie al gas russo e per le merci, grazie alla Cosco Cina che, anziché a Rotterdam, scaricherà presto nel mare nostrum centinaia di migliaia di containers a settimana.

Proprio a due passi da casa nostra.

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