Sofia FraschiniDébâcle per Saipem nell'ultimo giorno di contrattazione dei diritti. Con l'aumento di capitale da 3,5 miliardi, la società ha bruciato oltre l'80% del proprio valore da 1,85 miliardi a 331 milioni. Un conto salatissimo per piccoli e grandi azionisti, Eni e Cdp in testa. «La Cassa depositi e prestiti spiega l'analista Giovanni Borsi ha comprato tramite Fsi il 12,5% di Saipem pre aumento a 8,4 euro per 463 milioni e si ritrova oggi con una perdita di oltre 420 milioni, in sostanza il suo pacchetto vale poco più di 40 milioni. Ironia della sorte, con quei 463 milioni la Cdp oggi potrebbe comprarsi tutta Saipem». Colpa di un'operazione iper-diluitiva e fatta nel momento di mercato sbagliato con il petrolio in caduta libera che non ha risparmiato nessuno, nemmeno la quota Eni (30%) scesa a 101 milioni.Numeri alla mano, ieri il diritto ha perso in Borsa il 55,8% a 0,23 euro mentre le azioni hanno perso l'1,79% a 0,52 euro. «Questo dimostra come anche nell'ultimo giorno spiega Borsi ci sia stata una corsa alla vendita, in primis dei grandi fondi visto che sono transitati pacchetti da 300-400mila diritti. Molti piccoli soci avranno preferito non aderire: per esercitare 10mila diritti si dovevano sborsare 80mila euro contro una perdita di 2.300».Aspettando la chiusura dell'aumento e, tra una settimana, i dati definitivi, molti dubbi restano sul peso dell'inoptato, con il conseguente intervento del consorzio di garanzia, disponibile a coprire fino al 57% dell'inoptato. E quindi assicurerà la riuscita dell'operazione. «Il valore del diritto rapportato alla singola azione nuova si è quasi azzerato a 1 centesimo e questo non invoglia alla sottoscrizione», dice un altro analista che si aspetta una discesa dell'azione, post aumento, verso il prezzo di sottoscrizione. «In ogni caso spiega Giuseppe Rebuzzini di Fidentiis anche a questi prezzi, la Saipem post aumento sarebbe comunque cara se confrontata con competitor del calibro di Petrofac e Technip».Tornando all'inoptato, un trader ipotizza «un 10% su 440 milioni di diritti, pari a 9,5% circa del capitale a aumento terminato. A questo punto le banche potrebbero diventare azioniste», sottolinea. I garanti sono Goldman Sachs, Jp Morgan, Banca Imi, Citigroup, Db, Mediobanca, UniCredit, Hsbc, Bnp Paribas, Abn Amro e Dnb Markets. Guardando al dopo aumento, S&P ha messo sotto revisione, con possibili implicazioni negative, il rating BBB- della società. Alla base della decisione, il declino dei prezzi del petrolio, che potrebbe limitare molto la flessibilità finanziaria di Saipem, portando alla perdita dell'investment grade. Fattore molto rischioso per il gruppo che con l'aumento ha alleggerito un debito monstre anche per avere un rating che lo favorisse nell'ottenimento di nuove commesse.
Ma non solo, con un downgrade, Saipem rischia un aumento delle commissioni di garanzia richieste dal consorzio bancario di collocamento; un incremento dei tassi d'interesse sulle nuove linee di credito da complessivi 4,7 miliardi e l'introduzione di un nuovo covenant sul debito. Così, in attesa dei conti a fine febbraio, tra gli operatori si vocifera della necessità, entro un anno, di una nuova iniezione di liquidità.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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