Nella City l'hanno già ribattezzata l'Mps spagnola. In effetti il copione del film girato in questi giorni dal Banco Popular, la sesta banca del Paese ora a rischio bail-in, è molto simile a quello visto a dicembre dal Monte. Ma con una differenza sostanziale: la parte recitata da uno dei protagonisti, ovvero l'autorità bancaria europea (l'Eba), e forse, anche il finale. Vediamo perché.
Il Banco presieduto da Emilio Saracho è oberato da un rosso di 3,5 miliardi, malgrado un recente aumento di capitale di 2,5 miliardi (il secondo in cinque anni per un totale di 5,5 miliardi), e deve fare i conti con quasi 5 miliardi di nuove rettifiche su 35 miliardi di crediti deteriorati che intaccheranno ulteriormente l'indice di capitale, ora al 7,1% contro l'11% delle rivali. Per il governo spagnolo la situazione è spinosa. Difficilmente potrebbe sopportare politicamente un salvataggio bancario. Ma a differenza del 2012 ora si applicherebbero le norme sul bail in che avrebbe costi sociali elevati. L'istituto dovrebbe azzerare nell'ordine azionisti, detentori di bond convertibili (1,25 miliardi) e subordinati (700 milioni) e, forse, anche senior e depositi sopra i 100mila euro. Per questo a Madrid negli ultimi giorni era circolata l'idea di trattare con la Ue una soluzione simile a quella Mps: un salvataggio «misto» pubblico e privato. Il ministro dell'Economia, Luis de Guindos, ha però escluso un salvataggio con i soldi pubblici mentre nei giorni scorsi un portavoce dell'esecutivo ha ricordato che il Banco Popular «ha passato gli stress test» dell'Eba nel luglio 2016. Ed è proprio questa la differenza sostanziale fra la storia del Monte e quella del banco iberico: la prima non aveva superato gli esami, la seconda sì sebbene con riserva.
Quel test si era chiuso con una stima delle perdite per un massimo di 1,36 miliardi cumulati nell'arco di tre anni nello scenario avverso disegnato dai tecnici dell'Eba. Perdite che però nel 2016 hanno superato gli oltre 3,5 miliardi con le svalutazioni dei crediti immobiliari dimostrando così un grossolano errore di valutazione da parte delle autorità europee.
Dopo aver perso quasi il 40% in Borsa la scorsa settimana, ieri il titolo del Banco ha lasciato sul terreno un altro 6,2%. Ma ora la storia del Banco potrebbe inoltre avere un finale diverso da quello del Montepaschi che sta per essere ricapitalizzato dallo Stato. In serata, alcune fonti hanno infatti riferito all'agenzia Bloomberg che il Banco Santander starebbe valutando un aumento di capitale di oltre 5 miliardi per acquisire attraverso un'Opa il Popular. Una buona notizia anche per l'Italia impegnata nelle trattative con la Commissione Ue sul salvataggio pubblico delle banche venete. Perché se naufragasse l'offerta del Santander e Bruxelles o Francoforte decidessero di far scattare il bail-in, potrebbe tagliare la strada a sconti o eccezioni per Vicenza e Veneto Banca.
Ieri il sottosegretario all'Economia, Pier Paolo Baretta ha detto che «il governo non farà la ricapitalizzazione precauzionale delle banche venete senza l'ok della Ue, sottolineando come sia «un errore non considerarle sistemiche da un punto di vista economico». D'accordo anche l'ad di Intesa Sanpaolo, Carlo Messina: «Un fallimento che può avere ripercussioni sul territorio, sull'Italia, sullo spread».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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