Saipem «è stata sempre considerata strategica, ma gli episodi vissuti recentemente ci portano a ripensare il rapporto di lungo periodo. Non è una priorità, ma nel futuro ci rifletteremo»: l'amministratore delegato di Eni, Paolo Scaroni, mette in discussione il destino della controllata (42,9%) finita nel mirino della Procura di Milano per presunte tangenti in Algeria. In pratica, Eni potrebbe decidere di scendere ancora nel capitale di Saipem. Parlando a margine del convegno inaugurale «Italy meets the United States of America», in corso a New York, Scaroni ha quindi ricordato l'operazione di moral suasion compiuta su Saipem. Ma il top manager ha anche sottolineato come la controllata fosse «una società autonoma» dal punto di vista operativo e gestionale. «I clienti Saipem sono nostri concorrenti che mal vedrebbero ogni genere di intromissione nella società», ha detto Scaroni, che ha comunque respinto ogni ipotesi di dimissioni («non ne vedo la ragione, ci siamo dichiarati estranei in modo totale»), ribadendo come Eni non abbia commesso «alcuna manovra opaca» e operi «in totale trasparenza» e senza scendere a compromessi nei Paese, difficili dal punto di vista politico, in cui è attiva.
Sull'affaire algerino ha frattanto aperto un fasciolo anche il tribunale di Algeri.
Prosegue infine l'altalena del titolo in Piazza Affari, dove ieri Saipem ha ceduto il 2% chiudendo a un prezzo pari a 21 euro.
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