L'ultima «bomba» è stata sganciata ieri pomeriggio dall'agenzia Reuters citando quattro fonti rigorosamente anonime vicine al dossier: in assenza di un compratore privato, Carige sarebbe destinata a finire in liquidazione seguendo le procedure nazionali. La Vigilanza della Bce non avrebbe alcun piano immediato di messa in risoluzione dell'istituto ligure, né un limite temporale agli sforzi per trovare compratori. Ma senza un cavaliere bianco Francoforte, sempre secondo le fonti dell'agenzia, vedrebbe nella liquidazione «ordinata» il «prossimo passo logico».
Certo, la strada di una ricapitalizzazione precauzionale della banca con fondi pubblici, seguendo lo stesso schema utilizzato per Mps che richiede il via libera di Bce e Commissione Ue, non è scontata. Nel caso di Pop Vicenza e Veneto Banca, infatti, Bruxelles non riconobbe l'interesse sistemico delle due banche venete e il governo Gentiloni dovette ricorrere alla procedura di liquidazione coatta amministrativa. Trasferendo le good banks a Intesa Sanpaolo e facendo gravare sulle casse pubbliche gli oneri della cosiddetta bad bank. Anche Carige potrebbe, dunque, essere troppo piccola per ottenere il semaforo verde dell'Europa al salvataggio di stato. Ma il punto è che per una delle fonti la banca non è «viable», ovvero capace di stare in piedi da sola, nel lungo periodo. Eppure il via libera alla garanzia pubblica sulle emissioni obbligazionarie concesso a gennaio con il decreto di inizio anno era legato proprio all'attestazione del requisito di solvibilità della banca. Requisito che sarebbe anche alla base del principio di sostenibilità su cui si poggia la richiesta di una «business combination» avanzata dalla Vigilanza.
Tanto che una portavoce del Tesoro ha respinto questa ipotesi e anche da Francoforte hanno definito le indiscrezioni rilanciate da Reuters solo «speculazioni». Sottolineando che «la Vigilanza bancaria dell'Eurotower fa pienamente affidamento sugli amministratori temporanei nel perseguire il loro sforzo di trovare una soluzione privata».
Martedì scorso, inoltre, il presidente del Consiglio di Vigilanza della Bce, Andrea Enria, in una lettera in risposta all'interpellanza di due europarlamentari italiani ha specificato che il ruolo di Blackrock, che ha svolto una consulenza alla Bce durante gli stress test del 2018 e poi manifestato interesse per Banca Carige decidendo alla fine di non presentare un'offerta, è stato oggetto di adeguati controlli contro ogni conflitto d'interessi. Tuttavia il consiglio direttivo della Bce, in vista degli stress test del 2020, ha deciso di assumere «altro personale, riducendo quindi il ricorso a consulenti».
Intanto, dal governo il sottosegretario leghista alla presidenza del Consiglio, Giancarlo Giorgetti, ieri è stato sollecitato sul dossier Carige durante l'incontro con la stampa estera: «Decisivo sarà l'atteggiamento della Commissione Europea», ha detto. Senza aggiungere altri dettagli perchè «la questione è delicata».
Di certo, non saranno le altre banche italiane «in consorzio» a salvare Carige.
La partita vede dunque i tre commissari, Fabio Innocenzi, Pietro Modiano e Raffaele Lener, impegnati a sondare la disponibilità di alcuni investitori istituzionali, a farsi carico della quota di maggioranza - come previsto nel piano Blackrock - di una ricapitalizzazione per 630 milioni o oltre (nell'ordine dei 720 milioni, era stato ipotizzato dal colosso Usa).
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