Economia

"Da S&P un attacco all'Italia"

Nel gennaio 2012 Standard and Poor's tagliò il rating da A a BBB+ "per puro pregiudizio e accanimento"

"Da S&P un attacco all'Italia"

Un pregiudizio forte, inscalfibile, nei confronti dell'Italia. Un girarsi dall'altra parte per non vedere i progressi fatti nell'ambito del risanamento dei conti pubblici. Con un obiettivo preordinato: declassare il nostro Paese e gettarlo in pasto ai mercati. È un fiume in piena Maria Cannata, direttore del debito pubblico del Tesoro, davanti al Tribunale di Trani: tre ore di deposizione, ieri, per un duro j'accuse nei confronti di Standard&Poor's, chiamata a rispondere per responsabilità amministrativa nel processo che vede cinque tra i suoi manager e analisti accusati di presunta manipolazione del mercato aggravata e continuata. In aula, attraverso le parole della custode del debito della Repubblica riprende vita il periodo dal maggio 2011 all'inizio del 2012: momenti drammatici, con lo spread in arrampicata fino a 600 punti, con le emissioni di via XX Settembre sempre più onerose e con il governo guidato da Silvio Berlusconi costretto alla resa. Ed è proprio a gennaio 2012 che S&P fa calare la scure sull'Italia: rating tagliato da «A» a «BBB+». Sostiene Cannata: «Il declassamento di due notch (gradini, ndr) dell'Italia da parte di Standard&Poor's non ci stava. È stato poco coerente nel merito aver detto nel Credit watch che il declassamento poteva arrivare fino a due gradini e poi, nonostante le manovre messe in atto dal governo, è stato confermato il declassamento che, secondo me, poteva essere giustificato con un solo notch». Far cambiare idea ai Signori del rating? Impossibile: «Con S&P è come parlare al vento. A me è sembrato che quando noi rappresentavamo i progressi, loro li tenevano in pochissima considerazione». Colpa di un «atteggiamento ipercritico» nonostante la situazione economica non fosse tale «da far supporre cambiamenti». Un accanimento premeditato, secondo Cannata, che si desume anche dal commento, contenuto in un comunicato stampa diffuso a fine giugno 2011, con cui Standard&Poor's stronca la situazione italiana prima che fosse nota la manovra fiscale di governo e le misure di consolidamento fiscale. Una circostanza che «mi fece arrabbiare». Anche perchè, in base a quanto spiegato qualche giorno dopo a Bruxelles alla stessa Cannata da uno degli analisti dell'agenzia, quella nota venne emessa per rispondere alle domande dei giornalisti e analisti economici, probabilmente sulla base delle bozze che circolavano in quei giorni, anche sui giornali sulla manovra. «Il commento di S&P fu improprio, intempestivo, non corretto, peraltro fatto a mercati aperti - spiega la Signora del debito pubblico - . Che fretta avevano?».Quanto ai 3,1 miliardi versati dal Mef a Morgan Stanley per la chiusura di un derivato, Cannata ha negato che il pagamento fosse legato al declassamento. «Non ho mai parlato di conflitto di interessi di Standard&Poor's». Secondo la procura di Trani, il pagamento rappresenta invece «un forte elemento indiziario» a carico di S&P, in considerazione del fatto che la banca d'affari Usa è tra gli azionisti di Mc Graw Hill, il colosso che controlla l'agenzia di rating.

La Procura di Roma ha però già archiviato il fascicolo, ritenendo che Morgan ha esercitato un diritto previsto dal contratto.

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