Nonostante le cure da cavallo fiscali a cui la nostra economia viene sottoposta, lo spread dei tassi di interesse sui nostri titoli rispetto ai tedeschi equipollenti è ora a 470-480 punti, mentre qualche mese fa era a 350-380. Per tradurre in interessi sul debito pubblico a medio lungo termine questo spread, bisogna aggiungere circa 1,20 che è il tasso che viene pagato sui Bund tedeschi. Dunque il tasso sui nostri titoli a medio-lungo è ora il 5,9-6% mentre era prima al 4,70-5.Secondo Il Sole 24 Ore ,questo aumento dello spread, se perdurasse per tutto il 2012, ci costerebbe 10 miliardi in più del previsto. Su base annua ne costerebbe 14, ma ne abbiamo risparmiati 4 a causa del minor spread nei primi mesi dell'anno. Giova ricordare che allora lo spread italiano e della Spagna erano diminuiti a causa di LTRO (Long Term Refinancing Operation) l'intervento della Bce che fra la fine del 2011 e l'inizio del 2012 aveva messo all'asta mille miliardi di prestiti triennali alle banche al tasso dello 1% chiedendo come «collaterali»titoli privati e pubblici e altri strumenti. Questo ossigeno è servito alle banche per ovviare alla carenza di liquidità e ha abbassato i tassi sui titoli pubblici, che venivano dati alla Bce come collaterali e offrivano, comunque, un buon rendimento differenziale rispetto al tasso Bce dell’ 1%. Insomma, questa primavera avevamo lo spread a 370 come a metà del 2011 per effetto della Bce di Draghi.
Nell'estate 2011 lo spread a 380 era considerato troppo alto, perché maggiore di un punto al precedente. Si dava la colpa di ciò al governo Berlusconi. Poi lo spread andò verso i 500 punti, ufficialmente perché-stando alle agenzie di rating e ai media, non tutti punti indicati nella lettera della Bce e del Commissario europeo Olli Rehn venivano attuati dal governo berlusconiano. In particolare non c'erano la riforma delle pensioni, bloccata dal niet della Lega Nord, mentre il decreto sviluppo disponeva solo di 2 miliardi a causa del niet del ministro Giulio Tremonti (ora il decreto di sviluppo di Passera ha 800 milioni). Berlusconi si dimise a favore di Monti che ha aumentato le imposte di 17 miliardi annui per coprire il maggior deficit di bilancio dovuto alla previsione di spread a 380 punti invece che 280 della prima metà del 2011.
Nel frattempo il Pil, il prodotto lordo, del 2012 è caduto, del 2-2,4% su base annua e ciò deprime le entrate di forse 15 miliardi. Pareva che questo sacrificio servisse a calmare lo spread. Ma se rimane a 480 punti, 10 di quei 17 miliardi di maggiori tributi sono stati bruciati senza esito.
E i restanti 7 non bastano a compensare il minor gettito dovuto alla recessione.
Il deficit quindi sarà molto vicino a quello che si stimava che ci sarebbe stato senza questa manovra. Il che non significa che essa è stata inutile, perché senza di essa lo spread sarebbe salito oltre i 500 punti verso i 600. Infatti i manipolatori dei mercati finanziari, che stanno scommettendo sulla caduta dell'euro, avrebbero usato questo argomento per fare speculazioni allo scoperto contro i nostri titoli. Secondo il Governatore di Banca d’Italia Ignazio Visco, dei 400 punti di spread della primavera 200 sono colpa nostra, 200 della speculazione contro l'euro. Ne desumo che con lo spread a 500, la quota che non ci riguarda è 300. In una economia di mercato normale la speculazione finanziaria fa parte della fisiologia.
Ma quello attuale non è un mercato finanziario normale. Le agenzie di rating che sono collegate a grandi gruppi finanziari, emettono giudizi inficiati da interessi propri o di terzi. I venditori allo scoperto di titoli come JP Morgan, che ha perso oltre 5 miliardi di dollari nel primo semestre 2012, non sono obbligate a tenere riserve patrimoniali nel caso di perdite e possono finanziarsi presso la Federal Reserve a tassi inferiori all' inflazione. Barclays ha abbassato artificiosamente il tasso ufficiale a brevissimo termine Libor, che era incaricata di calcolare, per lucrarci sopra. Due conclusioni: poiché il 65% del nostro debito è in mani italiane in Italia, e forse un altro 5-10% in mani italiane all'estero, la bastonata per il contribuente favorisce per il 65% il risparmiatore italiano. E da ultimo: ciò che fa il governo Monti, condizionato dalla sinistra, non è il toccasana. Occorrerebbe una linea diversa per attutire i colpi dello spread.
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